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  • Venerdì 4 luglio 2025

La Ligue 1 si gestirà i diritti televisivi da sola

Il campionato francese di calcio ha deciso di trasmettere le partite su una sua piattaforma: un esperimento che potrebbe essere replicato

Un momento della partita tra Marsiglia e Paris Saint-Germain dello scorso 27 ottobre 2024 (Aurelien Meunier - PSG/PSG via Getty Images)
Un momento della partita tra Marsiglia e Paris Saint-Germain dello scorso 27 ottobre 2024 (Aurelien Meunier - PSG/PSG via Getty Images)
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Dalla prossima stagione la Ligue 1, il campionato francese maschile di calcio, sarà il più importante tra quelli europei a disporre in autonomia dei propri diritti televisivi. Non li ha cioè ceduti a una tv o a una piattaforma di streaming, come avviene di solito, ma gestirà direttamente la loro trasmissione su una sua piattaforma. È una decisione rilevante e soprattutto necessaria, perché negli ultimi anni la vendita dei diritti televisivi della Ligue 1 in Francia era stata un mezzo disastro e, dopo il recente ritiro di DAZN da un accordo che sarebbe dovuto durare fino al 2029, non c’erano altri disposti a pagare quanto richiesto dalla lega francese, la LFP (Ligue de football professionnel, che organizza la Ligue 1 e la Ligue 2).

Questo consentirà alla Ligue 1 di guadagnare tanti più soldi quanti più abbonati ci saranno, mentre prima i ricavi dai diritti televisivi (la principale fonte di guadagno nel calcio) erano fissi. È difficile prevedere come andrà, ma se dovesse funzionare questa cosa potrebbe essere emulata da altri campionati. In Italia per esempio già nel 2021 e nel 2024, gli anni delle ultime (faticose) vendite dei diritti, si era discussa la possibilità che la Lega Serie A trasmettesse le partite su un suo canale, ma alla fine non se n’era fatto nulla. In Europa il campionato più grosso a farlo già è quello dei Paesi Bassi, l’Eredivisie.

Il quotidiano francese L’Équipe ha intervistato Nicolas de Tavernost, il nuovo presidente dell’LFP, e ha consultato il piano industriale di LFP Media, anticipando un po’ di cose su come funzionerà la nuova piattaforma. Costerà 14,99 euro al mese e trasmetterà 8 delle 9 partite di Ligue 1 (ci sono 18 squadre), perché la nona, quella del sabato pomeriggio, per quest’anno spetta ancora a beIN Sports, che per averla paga alla lega 78,5 milioni di euro.

La scorsa stagione l’abbonamento a DAZN costava 29,99 euro al mese, quindi 15 euro in più rispetto a quello per la nuova piattaforma della lega, che però trasmetterà solo le 8 partite senza altri contenuti extra o altri sport. La lega creerà una propria piattaforma su cui trasmettere le partite (e le trasmissioni pre e post partita) ma nel frattempo potrebbe cercare accordi con altre emittenti, compresa la stessa DAZN, per la distribuzione del suo canale. Considerando che beIN Sports costa 15 euro al mese, per seguire la Ligue 1 in Francia le persone dovranno pagare 29,99 euro al mese in tutto; le coppe europee le trasmette invece Canal+.

(Xavier Laine/Getty Images)

Canal+ è la storica emittente del campionato francese: lo ha trasmesso, spesso in co-esclusiva con altre reti o piattaforme, dal 1984 al 2024, con una breve interruzione nel 2020. Quell’anno la LFP decise di accettare un’offerta eccezionale di Mediapro, un grosso gruppo audiovisivo spagnolo (di proprietà cinese dal 2018), disposto a pagare un miliardo di euro e 150 milioni di euro all’anno per quattro anni, il 60 per cento in più rispetto al precedente quadriennio. Mediapro creò il canale Téléfoot per la trasmissione delle partite nell’agosto del 2020, ma già a dicembre non si dimostrò più in grado di pagare i soldi promessi.

Si ritirò dall’accordo dopo aver pagato solo 173 milioni di euro, più 100 milioni di indennizzo all’LFP. La lega riprese quindi i suoi diritti e, qualche mese dopo, riuscì a venderli a Canal+, che accettò di rientrare. Rispetto al miliardo e 150 milioni previsti, l’LFP ci rimise comunque oltre 400 milioni di euro, con conseguenze molto negative per i club già in difficoltà economica a causa della pandemia. L’estate successiva ci fu un nuovo bando e la Ligue 1 assegnò la maggior parte delle partite alla piattaforma Prime Video di Amazon, un’operazione definita dal giornalista di RMC Sport Loic Briley «il secondo schiaffo che Canal+ ha preso dalla lega». Canal+ rimase comunque coinvolta con la trasmissione di due partite, ma i rapporti con l’LFP si guastarono. Nel complesso, la lega vendette i diritti per il triennio a 624 milioni di euro (nello stesso periodo DAZN e Sky pagarono 910 milioni di euro i diritti per trasmettere la Serie A in Italia).

L’ultimo bando, l’estate scorsa, era in origine quinquennale ed era stato ancor più problematico: un mese prima dell’inizio del campionato non erano ancora arrivate offerte ritenute sufficienti dall’LFP (Amazon non ne aveva proprio fatte). Alla fine si era presentata DAZN, che aveva pagato 400 milioni per 8 partite. Nel contratto tra DAZN e la lega c’era però una clausola, secondo la quale DAZN si sarebbe potuta ritirare in anticipo dal contratto se non avesse raggiunto il milione e mezzo di abbonati entro il primo dicembre del 2025. Essendo arrivata appena a 500mila abbonati, e accusando l’LFP di non aver contribuito abbastanza a “vendere il prodotto”, la scorsa primavera DAZN ha chiesto di attivare in anticipo la clausola. Alla fine si è accordata con la lega e ha pagato 85 milioni per uscire dal contratto dopo una sola stagione (rispetto alle cinque previste).

Una trasmissione di Canal+ prima di Lille-PSG del 2015 (Jean Catuffe/Getty Images)

Il contesto di queste continue negoziazioni al ribasso e della fuga delle emittenti è quello di una generale difficoltà dei campionati nazionali (Premier League esclusa) e in particolare del campionato francese, che non è così interessante da seguire perché è molto squilibrato. Il Paris Saint-Germain, che quest’anno ha vinto pure la Champions League, ha vinto 11 delle ultime 13 Ligue 1, l’ultima con 19 punti di vantaggio sulla seconda classificata. Ha una disponibilità economica e di talento nettamente superiore a tutte le altre squadre, spesso costrette a vendere all’estero i loro migliori giovani (che pure sono tanti, in Ligue 1) per mettere a posto i conti.

Adesso l’LFP proverà come ultimo tentativo a crescere grazie ai suoi canali. Il piano è piuttosto ambizioso e prevede di arrivare alla fine della prossima stagione ad almeno 1,1 milioni di abbonati, puntando anche sul prezzo iniziale basso e guadagnando in questo modo circa 151 milioni di euro. Per il 2026-2027, quando le partite saranno tutte e 9 (finirà l’accordo con beIN Sports), nei piani dell’LFP il fatturato della piattaforma dovrebbe arrivare a 320 milioni di euro, raggiungendo il milione e mezzo di abbonati. Per il 2028-2029 l’LFP conta di avere 2,1 milioni di abbonati alla piattaforma, da cui guadagnare 470 milioni di euro.

Per questa stagione intanto può contare sui 78,5 milioni che beIN Sports paga per la nona partita (più altri 40 per trasmettere la Ligue 2) e sugli 85 milioni di euro della compensazione di DAZN. In tutto, quindi, se le previsioni saranno corrette, l’LFP guadagnerà dai diritti televisivi in Francia 354,5 milioni di euro, ai quali però andranno tolti, scrive L’Équipe, circa 66 milioni per i costi della nuova piattaforma su cui la lega trasmetterà le partite (dentro ci sono i costi per le riprese delle partite, per la produzione dei contenuti editoriali, per il marketing e per la piattaforma stessa).

Per questo la lega sta trattando con le varie emittenti (televisioni, piattaforme, provider internet) per vendere loro la distribuzione dei suoi contenuti in modo non esclusivo: in pratica DAZN, Amazon o chi per loro potrebbero pagare l’LFP per trasmettere i canali della lega (ovviamente a cifre nettamente inferiori a quelle che pagavano per avere i diritti). Secondo quanto detto dal presidente della lega de Tavernost, per il momento non c’è Canal+ tra i soggetti che stanno trattando per ottenere la distribuzione.

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