In Corea del Nord c’è una nuova destinazione turistica
Ha aperto questa settimana ma finora non ci sono visitatori stranieri, quelli che al regime servono di più

In questi giorni è stato inaugurato in Corea del Nord un vasto complesso di strutture turistiche a Kalma, una penisola con molte spiagge nell’est del paese. È uno dei tentativi del regime nordcoreano, fra i più repressivi al mondo, di incentivare il turismo: finora però è stato visitato solo da cittadini nordcoreani, e non da stranieri, che sono quelli che al regime servono di più.
I turisti internazionali sono in pratica l’unico modo legale per la Corea del Nord di acquisire valuta straniera, dato che a causa delle sanzioni delle Nazioni Unite non può commerciare con il resto del mondo. Le riserve di valuta estera servono al regime per finanziare il suo programma nucleare, che viene considerato la migliore assicurazione contro eventuali tentativi stranieri di rovesciarlo. La Corea del Nord infatti ha molti nemici e pochi alleati: in pratica solo Russia e Cina, che sono anche i due paesi da cui tipicamente provengono la maggior parte dei turisti. La Russia è anche il paese con cui ha i maggiori rapporti economici, dopo che anche lei è stata tagliata fuori da gran parte della comunità internazionale per via dell’invasione dell’Ucraina.
Fino a pochi anni fa la Cina era il paese da cui proveniva il 90 per cento dei turisti stranieri (fino al 2020 erano circa 300mila ogni anno), ma dai tempi della pandemia di coronavirus il suo governo non permette più ai cittadini di andare in Corea del Nord. Da quell’anno la Corea del Nord chiuse i suoi confini in generale e solo dal 2024 ha iniziato a riammettere i visitatori, per quanto in maniera estremamente limitata: alcuni gruppi di russi, in totale qualche centinaio di persone, e, all’inizio del 2025, alcune comitive internazionali di qualche decina di persone ciascuna, aperte anche ai cittadini dei paesi occidentali. A marzo, improvvisamente, i confini del paese sono stati chiusi di nuovo e non si sa quando riapriranno.

Alcune delle strutture sulle spiagge di Kalma in una foto diffusa dall’agenzia di stampa statale nordcoreana (EPA/KCNA)
Il regime sembra comunque puntare molto sulle nuove strutture di Kalma, che si trovano vicino alla città di Wonsan e quindi sono chiamate anche con questo nome, e che fino a pochi anni fa venivano usate anche per le esercitazioni di artiglieria dell’esercito. Kim Jong Un, dittatore dal 2012, per quanto se ne sa ha passato nella zona parte dell’infanzia e vi mantiene una delle sue residenze (i dettagli sulla sua vita sono particolarmente difficili da scoprire anche per le agenzie di spionaggio estere), e punta sul suo sviluppo turistico fin dai primi anni del suo potere. Teoricamente il complesso avrebbe dovuto aprire nel 2019, ma prima alcune modifiche al progetto richieste da Kim stesso e poi la pandemia hanno rallentato i lavori.
In occasione della loro fine, a giugno, Kim ha visitato il sito e si è fatto fotografare sulla spiaggia e su un belvedere assieme alla figlia Kim Ju Ae, che lo accompagna spesso nelle cerimonie ufficiali ed è considerata la sua erede più probabile per il momento. Nelle foto si vedono numerosi palazzi da diversi piani per ospitare i visitatori.
La propaganda di stato nordcoreana comunque ha presentato l’apertura dei resort di Kalma come un successo, ovviamente. Secondo i media nazionali, controllati dal regime, fra le attività che si possono fare nella zona ci sono stare in riva al mare, girare in motoscafo o in moto, fare sci d’acqua, giocare a beach volley e visitare il parco acquatico costruito nella zona. Sono state pubblicate anche diverse foto che mostrano persone nordcoreane divertirsi con le tipiche attività del turismo da spiaggia.

Una barca per turisti nel mare davanti a Kalma, il 2 luglio (AP Photo/Jon Chol Jin)
Non è chiaro quando i confini saranno riaperti al turismo internazionale: potrebbero volerci mesi o anni. Quando questi viaggi erano possibili, i turisti stranieri erano strettamente sorvegliati mentre si trovavano nel paese, e c’erano molte limitazioni a quello che potevano fare. Erano inoltre possibili solo visite di gruppo accompagnate costantemente da guide ufficiali del regime. Nel 2016 un turista statunitense, Otto Warmbier, fu arrestato dalle forze dell’ordine nordcoreane con l’accusa di avere provato a rubare un poster di propaganda dall’albergo in cui soggiornava, e condannato a 15 anni di lavori forzati. Venne riconsegnato agli Stati Uniti l’anno dopo: si trovava in coma e morì sei giorni dopo il suo rientro nel paese.
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