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  • Giovedì 3 luglio 2025

La più grave crisi politica per Pedro Sánchez da quando governa

Anche i suoi alleati gli chiedono di dimettersi, a causa del grosso scandalo che coinvolge pezzi del Partito Socialista spagnolo

Pedro Sánchez il 26 giugno 2025 a Bruxelles, in Belgio (AP Photo/Omar Havana)
Pedro Sánchez il 26 giugno 2025 a Bruxelles, in Belgio (AP Photo/Omar Havana)
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In Spagna stanno crescendo le richieste di dimissioni per il primo ministro, il Socialista Pedro Sánchez, che sta attraversando la più grave crisi politica da quando si è insediato, sette anni fa. La crisi dipende da un grosso caso di corruzione che coinvolge tre membri del Partito Socialista (PSOE) molto vicini a Sánchez, che non è indagato e che anche per questo sostiene di non doversi dimettere. Lunedì il più importante fra i tre indagati, Santos Cerdán, è stato messo in carcere in custodia cautelare. Da allora le richieste di dimissioni sono iniziate ad arrivare in modo più consistente anche da alleati e sostenitori del primo ministro.

Cerdán era un collaboratore di fiducia di Sánchez e ricopriva il terzo incarico più importante nel Partito Socialista. È accusato di essere stato a capo di un sistema di corruzione basato sul pagamento di tangenti in cambio di appalti gestiti dal ministero dei Trasporti, quando era ministro José Luis Ábalos (2018-2021), anche lui indagato assieme al suo collaboratore Koldo García. Da subito Sánchez aveva detto di non saperne nulla e che avrebbe avviato un’indagine interna parallela a quella della procura spagnola.

Questa settimana, dopo la custodia cautelare per Cerdán, Sánchez e i membri del suo governo si sono scusati pubblicamente, ribadendo però la loro estraneità ai fatti. Sánchez ha sostenuto che dimettersi sarebbe una cosa «tremendamente irresponsabile», perché potrebbe far aumentare i consensi della destra, oggi all’opposizione, e assicurarle la vittoria alle prossime elezioni legislative, fissate per il 2027. Al momento Sánchez è l’unico che potrebbe prendere questa decisione: il Partito Popolare, il principale partito di centrodestra, e il partito di estrema destra Vox non hanno abbastanza voti per far cadere il governo con un voto di sfiducia.

Santos Cerdán prima di un’udienza, il 30 giugno 2025 (ANSA/EPA/SERGIO PEREZ)

– Leggi anche: Un grosso caso di corruzione sta facendo traballare il governo spagnolo

Come detto, sempre più alleati e sostenitori di Sánchez credono che la reputazione del primo ministro sia ormai troppo compromessa e hanno iniziato a chiederne le dimissioni. Anche perché le difficoltà di Sánchez sono ancora precedenti a questo scandalo. A partire dal 2024 membri della famiglia di Sánchez, fra cui la moglie Begoña Gómez e il fratello David Sánchez, erano stati accusati in due casi separati di vari reati fra cui traffico di influenze illecite: al tempo Sánchez aveva ipotizzato di dimettersi, ma poi aveva deciso di non farlo.

A favore delle dimissioni si sono espressi diversi esponenti regionali del PSOE, seppur rimanendo anonimi, che hanno detto a Politico di temere che l’ostinazione di Sánchez finirà per danneggiare irrimediabilmente il partito. Nonostante Sánchez abbia detto di essere sicuro di poter fare una campagna elettorale efficace per le elezioni del 2027, i dubbi tra diversi suoi sostenitori rimangono, anche perché il processo contro Cerdán, Ábalos e García dovrebbe cominciare nella primavera del 2026. C’è anche da considerare che già prima dello scandalo i sondaggi davano il Partito Popolare in testa alle preferenze di voto: nelle ultime settimane la sua popolarità è aumentata ulteriormente.

Tra i critici di Sánchez c’è per esempio lo scrittore e opinionista Javier Cercas, che martedì ha scritto sul Pais che il primo ministro dovrebbe dimettersi «per il bene del suo partito, della sinistra e della democrazia». Cercas è uno scrittore di sinistra, spesso critico del PSOE ma che in precedenza aveva appoggiato pubblicamente Sánchez.

Come molti altri sulla stampa spagnola in questi giorni, Cercas ha paragonato la crisi attuale a quella affrontata nel 2023 dall’ex primo ministro portoghese del Partito Socialista António Costa, che si dimise non appena emerse uno scandalo simile. Al tempo Costa spiegò la sua decisione dicendo che la «dignità» dei compiti di un primo ministro non era compatibile con «alcun sospetto» sulla sua integrità.

Il caso di Costa è però usato anche dai sostenitori di Sánchez per rafforzare la loro posizione. Dal loro punto di vista, le dimissioni di Costa furono troppo affrettate e inutili, perché rapidamente fu provato che Costa era estraneo alle accuse. Le dimissioni provocarono grosse tensioni interne al partito per la scelta di un nuovo leader, un calo nei sondaggi e un rafforzamento dei partiti di destra.

Lo scorso maggio in Portogallo le elezioni parlamentari furono vinte dal centrodestra, e il Partito Socialista prese quasi gli stessi voti del partito di estrema destra Chega.

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