Per la prima volta in Cile c’è una candidata comunista alla presidenza
Jeannette Jara, che ha posizioni meno radicali del suo partito, ha vinto le primarie della sinistra per le elezioni di novembre

Per la prima volta nella storia del Cile la candidata presidenziale che rappresenterà unita tutta la sinistra è del Partito Comunista: è Jeannette Jara, che ha vinto le primarie interne alla sinistra cilena per le presidenziali del 16 di novembre. Alle elezioni Jara dovrà affrontare una destra che al momento è in grande vantaggio.
Jara ha 51 anni e fino ad aprile, quando si è dimessa per candidarsi, era la ministra del Lavoro dell’attuale governo di sinistra del presidente Gabriel Boric. Ha vinto le primarie con il 60 per cento dei voti, superando l’ex ministra dell’Interno Carolina Tohá, una socialdemocratica più moderata che era inizialmente ritenuta la favorita, e Gonzalo Winter, il candidato del partito di Boric.
Le primarie si sono svolte nel contesto della crisi di popolarità del governo di Boric, che era stato eletto nel 2021 con grandi aspettative e che invece ha ottenuto pochi risultati e piuttosto deludenti. Questo lo si è visto anche dall’affluenza al voto: mentre alle primarie che avevano selezionato la candidatura di Boric nel 2021 avevano partecipato 1,7 milioni di elettori, a quelle di domenica hanno partecipato 1,4 milioni, un risultato poco convincente.

Jeannette Jara dopo la vittoria alle primarie, 29 giugno 2025 (EPA/ELVIS GONZALEZ)
Jeannette Jara si era candidata alle primarie partendo da sfavorita, ma ha saputo entusiasmare la base della sinistra cilena grazie a una campagna comunicativa efficace e al suo carisma personale. È nata in un quartiere operaio di Santiago, la capitale del Cile, e si è iscritta al Partito Comunista quando aveva appena 14 anni. Da ministra del Lavoro di Boric ha partecipato ad alcune delle principali vittorie del governo, come la riduzione della settimana lavorativa a 40 ore e l’aumento del salario minimo.
Jara si è anche distanziata ideologicamente dal suo stesso partito, che ha un’interpretazione del comunismo assai ortodossa: il Partito Comunista cileno si definisce marxista-leninista, sostiene la lotta di classe e mantiene rapporti, tra gli altri, con il Partito Comunista della Corea del Nord. Jara ha adottato invece posizioni leggermente più moderate. Per esempio ha detto che il presidente venezuelano Nicolás Maduro è un dittatore.

Jara con il presidente Gabriel Boric, al centro, e la mascotte del ministero del Lavoro, un’ape operaia, durante i festeggiamenti per l’approvazione della settimana lavorativa di 40 ore, nell’aprile 2023 (AP Photo/Esteban Felix)
Il primo discorso di Jara dopo la vittoria è stato tutto concentrato sull’unità della sinistra contro la destra: «Dobbiamo tenerci per mano per affrontare con unità politica e sociale l’estrema destra cilena. Dobbiamo fermarla, questo è il nostro compito».
Alle elezioni di novembre la destra è data in forte vantaggio, al punto tale che, al contrario della sinistra, i candidati conservatori hanno deciso di non fare le primarie e di presentarsi separati, convinti che vinceranno ugualmente. È un vantaggio dovuto in parte alla delusione nei confronti del governo di Boric e in parte al fatto che le preoccupazioni principali dell’elettorato cileno in questo momento sono l’immigrazione e la criminalità, entrambi temi su cui la destra è più forte.
Attualmente in testa ai sondaggi per le elezioni di novembre c’è il populista José Antonio Kast, che era già stato il candidato della destra nel 2021 contro Boric e che secondo i sondaggi ha circa il 24 per cento delle preferenze. Kast sta concentrando la sua campagna sul tema della sicurezza e promettendo misure dure e repressive contro la criminalità. Dietro di lui ci sono Jara con il 16 per cento, ed Evelyn Matthei, candidata di centrodestra, con il 10 per cento.
Se a novembre nessun candidato otterrà la maggioranza assoluta dei voti si andrà al ballottaggio tra i due più votati, a dicembre. Secondo i sondaggi sia Kast sia Matthei batterebbero Jara di almeno 20 punti. C’è anche la possibilità che Jara sia esclusa dal secondo turno e che si contendano la presidenza solo candidati di destra.