Una vittoria per Trump alla Corte Suprema
Un'attesa sentenza rende più difficile ai giudici bloccare le sue decisioni, in un caso che riguarda l'eliminazione dello “ius soli” per i figli di immigrati irregolari

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha emesso una decisione piuttosto complicata sull’ordine esecutivo con cui il presidente Donald Trump aveva eliminato lo “ius soli” per i figli di immigrati irregolari. L’ordine era stato rapidamente sospeso da vari tribunali federali e quindi non è mai entrato in vigore: l’amministrazione Trump aveva fatto ricorso.
I giudici della Corte Suprema non hanno valutato l’ordine nel merito, ma hanno stabilito che i tentativi di sospenderlo sono incostituzionali. Al momento non è chiaro cosa succederà con lo “ius soli”, ma la decisione è comunque una vittoria per Trump, perché limita i poteri con cui i giudici possono bloccare le sue decisioni.
In base al principio dello “ius soli”, tutte le persone nate negli Stati Uniti hanno diritto a ottenerne la cittadinanza. Subito dopo il suo insediamento, lo scorso gennaio, Trump aveva però emesso un ordine esecutivo per negare la cittadinanza statunitense alle persone nate negli Stati Uniti da persone migranti o da immigrati senza un regolare permesso di soggiorno. Era una decisione coerente con le sue politiche molto dure contro l’immigrazione, sia legale che illegale.
L’ordine di Trump sarebbe dovuto entrare in vigore lo scorso 19 febbraio, ma in seguito a vari ricorsi era stato sospeso temporaneamente da un giudice federale, che lo aveva ritenuto «palesemente incostituzionale». A inizio febbraio, poi, una giudice l’aveva sospeso in modo permanente, sostenendo che fosse incompatibile con il 14esimo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che prevede e protegge proprio lo “ius soli”.
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Secondo i sei giudici conservatori della Corte Suprema, queste sospensioni non sono valide perché vanno oltre i poteri dei giudici federali. I tre giudici della Corte di orientamento progressista invece hanno votato per difenderli.

Trump alla Casa Bianca il 21 giugno 2025 (AP Photo/Jose Luis Magana)
In seguito alla decisione della Corte Suprema, l’ordine esecutivo che elimina lo “ius soli” per i figli di migranti o immigrati irregolari dovrebbe entrare in vigore tra 30 giorni nei 28 stati (su 50) che non avevano presentato ricorsi contro la misura. In questo lasso di tempo però è possibile che anche questi facciano ricorso o cerchino di bloccarlo, come è possibile che varie altre sentenze su cause già in corso ne impediscano l’attuazione. Non è chiaro quindi se l’eliminazione del diritto alla cittadinanza verrà mai messa in pratica.
Come detto, la decisione della Corte Suprema ha implicazioni più ampie. Significa in sostanza che i singoli giudici federali non potranno più usare le cosiddette nationwide injunctions (“ingiunzioni nazionali”) per bloccare misure decise dal governo centrale che hanno validità nazionale. Le nationwide injunctions sono parecchio dibattute, e in passato sono state usate per bloccare decisioni di presidenti sia Repubblicani sia Democratici. Dall’inizio del secondo mandato di Trump molte sue decisioni sono state bloccate o sospese dalle sentenze dei tribunali.
La decisione della Corte Suprema coinvolge solo i tribunali federali e non quelli statali, che sono l’altra grande categoria di tribunali nel sistema giudiziario statunitense. I giudici statali hanno competenze su molti casi e tipi di reato, ma non sulle decisioni del presidente e sulle leggi del governo federale, e già da prima non potevano emettere le nationwide injunctions, dato che hanno giurisdizione su un singolo stato.
Come detto, nel suo secondo mandato Trump sta adottando una linea molto ostile verso i flussi migratori. Tra le altre cose, a inizio giugno ha imposto il divieto di entrare negli Stati Uniti ai cittadini di 12 paesi, tra cui Libia, Afghanistan, Congo e Iran, e ha imposto pesanti restrizioni ad altri sette paesi. Sempre a inizio giugno le operazioni per arrestare presunti immigrati irregolari condotte dell’agenzia federale per il controllo delle frontiere e dell’immigrazione (ICE) avevano causato proteste in alcune zone di Los Angeles: Trump aveva risposto inviando l’esercito, in modo del tutto irrituale.
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