Dopo quasi due anni, a Milano si torna a costruire
È l’effetto delle nuove regole introdotte dal comune, dopo le inchieste che hanno fermato molti grandi cantieri

Negli ultimi mesi all’ufficio Urbanistica del comune di Milano sono arrivate richieste di costruire palazzi e case come non se ne vedevano da un po’. Per quasi due anni, prima che il comune introducesse nuove regole, molti imprenditori immobiliari, progettisti e costruttori erano rimasti fermi, spaventati dall’incertezza sulle norme da seguire. È stato l’effetto delle molte inchieste aperte dalla procura sui permessi dati dal comune – secondo i magistrati troppo alla leggera – per demolire vecchi edifici e costruire nuovi palazzi più grandi. Ora quello stallo non c’è più.
L’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi ha detto a Repubblica che negli ultimi mesi le pratiche edilizie sono aumentate del 20 per cento. Non sono Scia (segnalazioni certificate di inizio attività), ma permessi di costruire: proprio sulla distinzione tra Scia e permessi di costruire si erano concentrati i dubbi della procura, che aveva fermato e sequestrato molti importanti cantieri.
Le indagini hanno riguardato in particolare progetti di costruzione di palazzi di grandi dimensioni trattati come ristrutturazioni di edifici molto più piccoli o costruiti all’interno di cortili. Per questi edifici i progettisti avevano chiesto e ottenuto dal comune una Scia, ovvero un documento di “segnalazione di inizio attività”, che di solito si usa per interventi minori di manutenzione o restauro e che permette di accelerare le procedure burocratiche. La Scia è infatti una dichiarazione con cui il progettista dice di avere tutti i requisiti necessari per poter avviare il cantiere, e consente di iniziare i lavori senza dover attendere verifiche e controlli preliminari. Una volta presentata si può iniziare a costruire, e il comune può fare controlli successivamente.
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Secondo i pubblici ministeri, invece, per questi palazzi sarebbe servito un permesso di costruire, non una Scia. Il permesso di costruire è una pratica più impegnativa e lenta, che prevede l’analisi dell’impatto del nuovo edificio sulla zona circostante. Quando in un’area vengono costruiti nuovi edifici che prevedono l’arrivo di molte persone in più rispetto a quelle che già ci vivono, la proprietà deve pagare al comune una somma per compensare tutte le spese che l’amministrazione dovrà sostenere, come parcheggi aggiuntivi, aree verdi e asili per limitare le conseguenze della costruzione sulla zona e non danneggiare chi ci vive.
Il comune si è sempre difeso sostenendo di aver seguito questo orientamento da anni, interpretando una norma in modo più esteso, ma senza violare la legge.
Le accuse però si sono aggravate con il coinvolgimento nell’inchiesta di alcuni funzionari pubblici e l’arresto di Giovanni Oggioni, ex dirigente del comune, accusato di corruzione, frode processuale, depistaggio e falso. La procura è convinta che esista un «sistema», cioè un gruppo di persone composto da membri della commissione comunale per il paesaggio, altri soggetti dell’amministrazione di Milano, progettisti privati e costruttori, che avrebbe favorito in vari modi la concessione di permessi edilizi illeciti per fare speculazione attraverso alcuni progetti immobiliari.
Tutto questo ha avuto un effetto piuttosto evidente: molti costruttori hanno fermato i loro progetti e molti dirigenti e funzionari – pur non coinvolti nelle indagini – hanno smesso di firmare le pratiche. Nel febbraio del 2024 per esempio circa 140 funzionari hanno scritto due lettere al sindaco Beppe Sala e all’assessore Tancredi per chiedere di essere trasferiti. Le inchieste hanno anche fatto fallire il tentativo fatto dal parlamento di rendere legittima l’interpretazione del comune introducendo deroghe retroattive con un disegno di legge che era stato chiamato “salva-Milano”, mai approvato. Molti cantieri sono ancora sotto sequestro.
Negli ultimi mesi qualcosa è cambiato. Due cose in particolare: il comune ha rifatto la commissione paesaggio, l’organo che valuta i progetti, e soprattutto ha introdotto nuove regole più severe.
Le nuove regole prevedono un ricorso maggiore ai piani attuativi, una procedura che permette di pianificare con attenzione la costruzione di un edificio in accordo con i tecnici del comune. Serve presentare un piano attuativo, e non più una semplice Scia, in particolare per tutti i progetti di edifici che superano i 25 metri di altezza e nelle ristrutturazioni con un cambio di sagoma rispetto agli edifici precedenti. Anche il cambio di destinazione d’uso degli edifici da ristrutturare, per esempio da commerciale a residenziale, ora è più controllato e meno automatico rispetto a prima.
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