L’unico socio rimasto nella società di Chiara Ferragni le ha fatto causa

L’unico socio rimasto a Chiara Ferragni nell’azienda Fenice, che detiene il marchio con cui l’influencer e imprenditrice firma i suoi prodotti, ha impugnato in tribunale alcuni atti dell’assemblea dei soci. Il socio in questione è l’imprenditore delle calzature Pasquale Morgese, che con l’impugnazione ha fatto causa a Ferragni contestandole la manipolazione dei bilanci per simulare o ingigantire le perdite che erano state usate per chiedere ai soci di contribuire con un aumento di capitale. I soci si erano rifiutati e quindi a marzo Ferragni aveva versato 6,4 milioni di euro diventando l’azionista di maggioranza.
Morgese aveva contribuito in piccola parte all’aumento di capitale ed era rimasto con lo 0,2 per cento delle quote (prima aveva il 27,5 per cento): secondo quanto scritto già tre mesi fa da diversi giornali, non era uscito del tutto proprio per poter contestare in tribunale la gestione di Ferragni e ottenere eventualmente un risarcimento delle perdite subite (aveva investito quasi mezzo milione di euro). Al tempo invece l’imprenditore Paolo Barletta, che aveva il 40 per cento delle quote e che ha perso interamente il suo investimento da 1,4 milioni di euro, aveva lasciato la società.
Dall’atto di impugnazione di Morgese emerge anche un altro grosso contenzioso per la Fenice: la multinazionale italiana degli occhiali Safilo ha chiesto un risarcimento da 5,9 milioni di euro dopo l’interruzione della collaborazione con Ferragni nel 2023. Dall’inizio del 2022 Safilo aveva un accordo per disegnare, produrre e distribuire una linea di occhiali a marchio “Chiara Ferragni”. Aveva poi risolto il contratto alla fine del 2023, pochi giorni dopo che due società di Ferragni erano state multate insieme all’azienda alimentare Balocco per 1,4 milioni di euro dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, cioè l’Antitrust, per il noto caso della pubblicità ingannevole di una linea di pandori. Safilo aveva quindi fatto causa alla Fenice a maggio del 2024; Fenice e Sisterhood (la holding che la controlla) avevano a loro volta fatto causa a Safilo chiedendo 3,65 milioni per recesso illegittimo del contratto e danno di immagine.
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