Fedez è diventato di destra?

La sua partecipazione al congresso di Forza Italia Giovani ha stupito, ma è un po' che si sta riposizionando

(ANSA/FABIO CIMAGLIA)
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Al congresso nazionale di Forza Italia Giovani che si è tenuto sabato scorso Stefano Benigni, segretario uscente dell’organizzazione giovanile del partito, ha presentato Fedez come uno con cui «abbiamo avuto, abbiamo tutt’oggi, e probabilmente avremo in futuro, posizioni politiche diverse». Nonostante questa premessa, è molto chiaro il motivo per cui Forza Italia Giovani lo abbia voluto come ospite al proprio congresso: da anni Fedez è una delle celebrità più seguite in Italia, dai giovani ma non solo.

Meno chiaro, forse, è perché Fedez abbia deciso di andare, visto che come cantante, personaggio dello spettacolo e influencer con oltre 13 milioni di follower su Instagram, ha in molte occasioni sostenuto idee progressiste, e ancora più spesso litigato con i partiti di destra e centrodestra al governo. Una parte della spiegazione l’ha data lui stesso dicendo di aver accettato l’invito di Maurizio Gasparri (capogruppo di Forza Italia al Senato) in cambio di una partecipazione al suo podcast, Pulp Podcast. L’altra parte della spiegazione riguarda come è cambiato in tempi recenti il suo posizionamento politico, che negli anni ha attraversato fasi non sempre coerenti tra loro ma che è sempre un pezzo importante del suo personaggio.

Al congresso di Forza Italia, Fedez ha esordito dicendo di essere «consapevole del fatto che la mia presenza abbia generato un cortocircuito», anche perché in misura minore lo stesso era già successo l’estate scorsa, quando aveva chiamato Silvio il suo nuovo cane. Nel suo intervento ha parlato di temi già ricorrenti nei suoi discorsi, come le periferie e la salute mentale, ma ha anche espresso opinioni molto vicine a quelle tradizionalmente accostate al partito fondato da Silvio Berlusconi. Ha criticato la magistratura – e il modo in cui collabora con i media a danno di persone indagate o imputate –, il sindaco di Milano Beppe Sala e il giornalista Marco Travaglio. Ha detto che tutte le persone di destra che ha invitato al suo podcast hanno sempre accettato, mentre gli esponenti della sinistra «si rifiutano sempre di sedersi a dibattere: atteggiamento che non condivido e non comprendo».

Da quando è diventato famoso Fedez ha sempre dimostrato una forte fascinazione per la politica e ha anche sempre usato il suo posizionamento su argomenti di attualità nelle sue canzoni e come occasioni per far parlare di sé. Nell’ultimo periodo l’aveva fatto in un modo che lo ha avvicinato alla sinistra: a guardar bene la sua storia però appare abbastanza chiaro che a guidarlo non sia mai stata un’ideologia politica definita, quanto più che altro un approccio vagamente “anti-sistema”, che ha adattato in modi diversi a varie fasi della sua vita e a varie opportunità di visibilità. Fedez rivendica spesso la sua gioventù nei centri sociali, ma principalmente per la sua componente antagonista e critica nei confronti delle istituzioni, più che per la militanza di sinistra.

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La storia politica di Fedez inizia nel 2014, prima ancora che diventasse noto al grande pubblico come giudice di X Factor. Andò come ospite al programma Announo e difese la legalizzazione delle droghe leggere contro l’allora senatore Carlo Giovanardi, che faceva parte del partito di Silvio Berlusconi. Lo scontro tra i due divenne un piccolo caso quando, dopo il dibattito in trasmissione, Giovanardi pubblicò un video in cui si rivolgeva a Fedez in versi iniziando una specie di goffo dissing col cantante. Fu un momento di grande visibilità per Fedez, che in qualche modo definì il suo personaggio, e che lui tentò di replicare molte volte negli anni successivi, riuscendoci con sempre maggiore facilità.

Nello stesso anno diede il suo sostegno al Movimento 5 Stelle permettendo che la canzone “Non sono partito” venisse usata come inno del movimento. Fu in quell’occasione che divenne un nome noto anche alla popolazione italiana sopra una certa età, a cui con le canzoni non era mai arrivato. Addirittura, quando poco dopo divenne giudice di X Factor, due parlamentari del PD chiesero la sua esclusione dal programma proprio per via della sua vicinanza al Movimento 5 Stelle. Fedez colse l’occasione per ribadire che non aveva nessuna intenzione di tenere nascoste le sue idee politiche e che aveva il diritto di esprimerle.

(ANSA/UFFICIO STAMPA X FACTOR)

Negli anni successivi, quando la sua fama crebbe per via delle ripetute partecipazioni a X Factor, per la relazione con Chiara Ferragni, e per la larghissima diffusione del suo podcast Muschio Selvaggio, Fedez si impegnò soprattutto su questioni generalmente associate al centrosinistra. In generale, in quegli anni il suo personaggio fu molto condizionato dalla relazione con Ferragni, la cui comunicazione si ispira a quella delle celebrità americane di idee progressiste, e dal racconto familiare e di educazione dei figli che i due facevano sui social e in televisione. Queste circostanze lo allontanarono un po’ dalla retorica polemica che aveva portato avanti negli anni precedenti.

Durante la pandemia la coppia si fece portatrice di messaggi allineati a quelli del governo sull’importanza di rispettare le restrizioni, di usare le mascherine, di vaccinarsi: una cosa non scontata in un momento in cui online dilagavano gruppi anche molto critici e insofferenti nei confronti di questi provvedimenti. I due portarono avanti diverse campagne benefiche e fu in quegli anni che Chiara Ferragni si espresse per la prima volta a favore di alcune istanze femministe e contro le discriminazioni delle persone LGBTQ+. Fedez condivise quei messaggi, e si mostrò interessato e aperto nei confronti di quel tipo di discorsi, per esempio invitando Michela Murgia a parlarne in una puntata del suo podcast.

Nel 2021 finì su tutti i giornali il video in cui il cantante litigava al telefono con alcuni dirigenti della Rai che lo avevano invitato a non fare polemiche politiche durante la sua esibizione al Concerto del Primo Maggio. Prima del concerto Fedez aveva anticipato che avrebbe parlato del disegno di legge contro l’omotransfobia e la misoginia (noto come “ddl Zan” perché sostenuto dal deputato di centrosinistra Alessandro Zan) e dei tentativi di ostruzionismo da parte della Lega per bloccarne il percorso in parlamento: cosa che poi aveva fatto.

Al festival di Sanremo del 2023 Fedez non era in gara ma come ospite aveva cantato una canzone scritta appositamente per l’occasione, in cui criticava esplicitamente vari politici e parlamentari di destra. Tra gli altri il testo citava Galeazzo Bignami, deputato di Fratelli d’Italia che ai tempi era viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti: durante l’esibizione Fedez aveva tirato fuori e poi strappato una sua vecchia foto in cui era travestito da nazista che era circolata molto mesi prima. Dopo questa esibizione, molti esponenti di Fratelli d’Italia criticarono apertamente il festival di Sanremo e la Rai, accusandola di non aver esercitato il giusto controllo sulle esibizioni.

Dall’inizio dell’anno scorso la reputazione di Fedez è stata in parte compromessa da una serie di eventi: l’indagine per truffa contro Ferragni, la separazione da lei, la lite col socio Luis Sal, la chiusura del podcast Muschio Selvaggio, e infine il tradimento svelato da Fabrizio Corona e discusso per giorni su giornali di gossip e non. A questo si aggiunge il fatto che la sua presenza pubblica e la sua comunicazione si erano già molto incupite a partire dalla diagnosi di tumore al pancreas ricevuta nel 2022, e poi successivamente per via della depressione e dell’assunzione di psicofarmaci pesanti che gli avevano causato altri problemi di salute, di cui ha abbondantemente parlato.

Dopo la lite con Sal, Fedez andò avanti a condurre Muschio Selvaggio senza di lui e già in quel primo periodo il podcast prese una piega più provocatoria e qualunquista. Quando fu costretto a lasciare il progetto, Fedez avviò un altro podcast, Pulp Podcast, con Davide Marra. Il format è per certi versi simile a quello di Muschio Selvaggio che era stato uno dei primi in Italia a ispirarsi apertamente a progetti di enorme successo negli Stati Uniti, primo fra tutti quello di Joe Rogan, che oggi ha un pubblico quasi esclusivamente maschile e alle scorse elezioni ha appoggiato apertamente Donald Trump.

Non è un segreto che Fedez si ispiri a quel modello e che abbia cominciato a farlo ancora di più dopo la rottura con Sal. Tuttavia sorprese molto quando lo scorso dicembre invitò l’europarlamentare (e oggi vicesegretario della Lega) Roberto Vannacci, noto soprattutto per le opinioni omofobe, sessiste e razziste espresse tra le altre cose nel suo libro autopubblicato Il mondo al contrario. Poco prima, in una puntata della Zanzara, Fedez aveva elogiato i metodi comunicativi di Vannacci, contrapponendoli a quello della segretaria del PD Elly Schlein che invece secondo lui «non attecchisce». L’invito a Pulp Podcast fu comunque raccontato da Fedez come «un confronto di idee diverse, civile ed educato».

Nello stesso modo è stato presentato anche l’evento al congresso di Forza Italia, in cui Fedez ha sottolineato molte volte come la sua presenza non sia un gesto di sostegno al partito, ma il risultato di un atteggiamento di apertura al confronto: «non mi sono mai sottratto al dialogo con persone con idee diverse dalle mie» ha detto all’inizio e ha fatto l’esempio di Vannacci. In generale in questo periodo Fedez sembra particolarmente legato all’idea che il vero valore di un podcast o di un confronto pubblico stia nella libertà dei partecipanti di dire tutto quello che pensano, più che in quello che effettivamente dicono.

A un certo punto Benigni gli ha chiesto se vuole dare loro una mano a lavorare sul tema della salute mentale e lui ha risposto «super volentieri, là dove ci sono battaglie che vanno al di là dei colori politici io ci sono sempre». Ridendo, ha anche raccontato di una conversazione con lo staff di Elon Musk durante la pandemia, in cui gli fu detto che per donare respiratori agli ospedali italiani preferiva parlare con lui perché del governo, ai tempi guidato dal Movimento 5 Stelle, non si fidava. Alla fine dell’evento al congresso di Forza Italia, interrogato da Giuseppe Cruciani sul partito che voterebbe oggi, ha risposto: «non voterei, dico la verità». «È già un passo avanti», ha detto Benigni, «abbiamo tempo per convincerlo».

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