È più originale chiamarla Isabel o Martina?

Liam o Carlo? La risposta – come in generale le classifiche dei nomi dati ai neonati negli ultimi anni – potrebbe sorprendervi

(AP Photo/Seth Wenig)
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Se avete dai venticinque ai quarant’anni è probabile che tra le vostre compagne di classe ci fosse almeno una Francesca. O più di una. O magari che Francesca siate voi. Lo stesso non vale per chi a scuola ci va oggi, che anzi all’idea di avere una coetanea di nome Francesca potrebbe stranirsi. Tra le bambine nate negli anni Novanta, infatti, era uno dei nomi in assoluto più diffusi, ma negli ultimi anni ha cominciato a esserlo sempre meno. Nel 2023 era al 35esimo posto tra quelli dati a una neonata: meno di Isabel, Rebecca e Sole.

Ancora peggio è andata con Alessia, che nel 2000 era il nome più popolare tra le nuove nate – in quegli anni se la batteva con Chiara, Martina e Giulia – e nel 2023 non è neanche nei primi cinquanta nomi femminili, in cima ai quali ci sono invece Sofia, Aurora e Ginevra. I nomi maschili invece sono rimasti più stabili: nel 1999 i primi tre erano Andrea, Francesco e Alessandro, che continuano a essere molto popolari anche in anni più recenti, quando ai primi posti sono saliti Leonardo, Edoardo e Tommaso.

Sul sito di Istat c’è un contatore con cui si possono fare ricerche sui nomi di bambine e bambini nati dal 1999 al 2023. Restituisce le classifiche dei cinquanta nomi più usati ogni anno, e dell’andamento della popolarità di ogni nome nel tempo. È uno strumento molto facile da usare e ci si possono facilmente perdere diversi minuti, nel tentativo di confermare o smentire la percezione che si ha della diffusione di certi nomi.

Chi vive a Milano per esempio potrebbe avere la sensazione che nel 2023 Olivia e Ada siano stati nomi molto più dati alle neonate, rispetto per esempio a Giulia e Chiara. Non è così: di Giulia ne sono nate 3.732, di Chiara 1.914, di Olivia 689 e di Ada 169. Questo si spiega naturalmente col fatto che le mode dei nomi variano moltissimo da regione a regione, e da città a provincia. La distribuzione geografica non viene mostrata dal contatore di Istat, ma si può vedere usando quello di Nomix (che però tiene conto di tutti i nomi, non solo di quelli dei nuovi nati).

Smanettando col contatore di Istat ci si accorge immediatamente di alcune cose. La prima è che ci sono alcuni nomi che negli ultimi 24 anni, pur perdendo popolarità, sono sempre rimasti nelle prime posizioni: vale per esempio per Giulia, tra quelli femminili, e per Francesco e Andrea, tra quelli maschili. I neonati con questi nomi sono diminuiti negli anni, ma non sono mai scesi sotto i 3mila: nel 2023 Giulia è stato il quinto più dato, Francesco il quarto e Andrea il decimo.

La seconda è, come anticipato, che i nomi femminili sembrano più soggetti a mode e cambiamenti rispetto a quelli maschili. La maggior varietà dei nomi femminili si deduce anche dal fatto che nel 2023 circa il 30% delle neonate si chiama con uno dei primi 20 nomi della classifica, mentre per i maschi la percentuale sale al 36%. Guardando solo i primi: Leonardo è stato dato a 7096 bambini e Sofia a 4971 bambine. Insomma, un nome femminile molto comune è comunque meno comune di un nome maschile altrettanto alto in classifica. La terza è che quasi sempre la popolarità di un nome ha un andamento crescente o decrescente distribuito in più anni: non ci sono quasi mai picchi o crolli da un anno all’altro ma spesso passaggi graduali in salita o in discesa.

Nel libro del 2014 Dimmi come ti chiami e ti dirò perchéil linguista esperto di onomastica Enzo Caffarelli descrive una parabola tipica di un nome che per qualche motivo per un certo periodo viene largamente percepito come “bello”. Fa l’esempio di Emma, un nome che tra il 2010 e il 2014 divenne molto ricorrente e che lui si aspettava che nel giro di poco sarebbe diventato uno dei primi tre (non è successo, anche se nel 2023 era ancora al nono posto). A un certo punto, spiega, i genitori si rendono conto che ci sono troppe Emma in giro, il nome perde «il suo potenziale distintivo, perché troppo comune e inflazionato. E sarà sempre più associato alle classi inferiori, perché ormai dilagato», scrive. Nei prossimi anni poi è probabile che Emma diventerà un nome da adulta e da persona anziana, e a quel punto toccherà il punto più basso della parabola.

Ma, spiega Caffarelli, «fra un secolo o poco più, il nome passerà dallo status di “vecchio” a quello di “antico”: dalla soffitta al salone dell’antiquario, insomma, con una patina di raro e prezioso. Qualcuno si ricorderà della bisnonna o della trisavola; avvertirà Emma eufonico e innovativo», e la storia ricomincerà dall’inizio. È quello che recentemente potrebbe essere successo a Bianca e Amelia, nomi che molti considerano da “nonne” e che negli ultimi anni sono tornati molto di moda tra le bambine, o Cesare per quanto riguarda i maschi. A questo proposito Caffarelli predice: «tra qualche tempo torneranno in auge i nomi in -ina e in -etta, statene certi».

Ovviamente questo ciclo può essere interrotto o condizionato da moltissimi fattori. Caffarelli fa l’esempio di Giulio e Giorgio che a un certo punto, alcuni decenni fa, sono diventati più diffusi perché trainati dalla grande popolarità dei corrispettivi femminili Giulia e Giorgia. Oppure Sabrina, che in Italia non esisteva fino agli anni Cinquanta e ha cominciato a diffondersi lentamente fino a diventare molto popolare negli anni Sessanta: il motivo in quel caso fu il successo dell’omonimo film americano di Billy Wilder con Audrey Hepburn e Humphrey Bogart.

Volendo pensare a un caso più recente di fenomeno di cultura pop che ha reso popolare un nome c’è quello di Damiano: è ancora poco diffuso, ma nel 2021 ebbe un picco di popolarità che l’ha fatto entrare nella lista dei 50 nomi maschili più usati. Il 2021 fu l’anno in cui i Maneskin, la band il cui apprezzatissimo frontman si chiama appunto Damiano, vinsero Sanremo e poi l’Eurovision.

Più spesso però le celebrità influenzano i genitori non col proprio nome, ma con quelli che danno ai propri figli (perché quelli sono percepiti come “nomi da bambino”). Un esempio è Santiago, il nome del figlio dei presentatori televisivi Belen Rodriguez e Stefano De Martino che è nato nel 2013. In quell’anno il suo nome ha visibilmente fatto un salto.

Un altro esempio è Vittoria, il nome della figlia di Chiara Ferragni e Fedez, che ha avuto un picco di popolarità quando lei è nata, nel 2021. In questo caso però Ferragni e Fedez hanno semplicemente accelerato una moda che era già iniziata, sebbene più lentamente, negli anni precedenti, e che anzi è probabile che li abbia condizionati nello scegliere proprio quel nome. È quello che succede anche con film o serie tv molto famosi, che sembra lancino mode di nomi ma che in realtà più spesso usano intenzionalmente, per i loro personaggi, nomi che stanno già diventando popolari.

I nomi maschili che negli ultimi 24 anni sono diventati gradualmente più popolari suoneranno a molti dei nomi “moderni” anche senza bisogno di guardare i dati: sono per esempio Enea, Noah, Liam, Nathan ed Ettore.

Lo stesso vale per quelli femminili: Mia, Adele ed Emily, che sembrerebbero aver raggiunto il loro picco e aver iniziato una fase calante, e Azzurra, Ambra, Chloe e Diana, che invece sembrano ancora in crescita. Un altro è Isabel, che è anche il nome della terzogenita di Francesco Totti e Ilary Blasi, nata nel 2016.

Tra i nomi in evidente declino, oltre ai già citati Francesca e Alessia, ci sono anche Simone, Stefano e Fabio per i maschi, e Federica e Valentina per le femmine (ma anche Laura, Ilaria e Silvia non se la passano benissimo).

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