Nella metropolitana di Mosca è tornato Stalin
Con una statua a grandezza naturale, simbolo della riabilitazione che il regime di Putin sta facendo del dittatore sovietico

Alcuni giorni fa nella stazione Taganskaya della metropolitana di Mosca è stata inaugurata una grande statua che raffigura il dittatore sovietico Iosif Stalin. È il simbolo della graduale riabilitazione che il regime del presidente russo Vladimir Putin sta facendo della figura di Stalin, che per decenni era stato condannato dall’establishment russo come un despota sanguinario e che ora viene riproposto come un leader forte che portò l’Unione Sovietica alla grandezza.
La statua mostra Stalin al centro di una folla adorante, ed è la riproduzione quasi esatta di una realizzata negli anni Cinquanta e poi distrutta nel decennio successivo. L’azienda pubblica della metropolitana di Mosca, in un messaggio ufficiale su Telegram, ha detto che la statua è «un dono ai passeggeri».
La metropolitana di Mosca, come quelle di altre città ex sovietiche, è famosa per le sue stazioni architettonicamente interessanti e riccamente decorate, che oggi sono anche una meta per turisti. Alcune delle stazioni più stravaganti furono costruite nell’ultimo periodo della dittatura di Stalin, che morì nel 1953. Furono anche un modo per promuovere il culto della personalità del dittatore: al tempo 10 delle 12 stazioni della linea circolare Kolcevaja di Mosca (quella dove c’è anche la stazione Taganskaya) avevano statue e rappresentazioni di Stalin.
Dopo la morte del dittatore il suo operato fu denunciato pubblicamente dal suo successore, Nikita Krusciov, e cominciò un periodo di de-stalinizzazione dell’architettura pubblica russa. Alcune statue furono distrutte, altre sostituite con figure meno problematiche, come il cosmonauta Yuri Gagarin. Durante il suo dominio come segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, che durò circa 30 anni, Stalin fece uccidere centinaia di migliaia di persone in varie ondate di purghe e repressioni, e fece imprigionare milioni di persone nei gulag.

La statua di Stalin alla stazione Taganskaya della metropolitana di Mosca, 21 maggio 2025 (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)
Anche Putin, nei suoi primi anni di governo, condannò Stalin e promosse attività per ricordare la memoria delle vittime dei gulag. Nel 2001, per esempio, aprì a Mosca il Museo della storia dei gulag. Ancora nel 2017 Putin diceva: «È molto importante che noi e tutte le generazioni future […] ricordiamo questo periodo tragico nella nostra storia, in cui intere classi sociali e interi popoli furono crudelmente perseguitati».
Negli ultimi anni, e soprattutto dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina, Putin ha avviato una rivalutazione costante della figura di Stalin, che oggi viene considerato come il condottiero che portò alla vittoria nella Seconda guerra mondiale, e come il leader che rese l’Unione Sovietica importante nel mondo: sono tutti messaggi che il regime di Putin cerca di promuovere ora che la Russia si trova isolata.

Il segretario del Partito Comunista russo, Gennady Zyuganov, a una manifestazione per il 72esimo anniversario della morte di Stalin, nella Piazza Rossa di Mosca, il 5 marzo 2025 (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)
In Russia è via via aumentata la nostalgia per il periodo sovietico. Oggi secondo i sondaggi quasi due terzi dei russi (il 63 per cento della popolazione) ha un’attitudine positiva nei confronti di Stalin. Molti suoi sostenitori dicono che le purghe, i massacri e i gulag furono degli «eccessi» di un periodo che altrimenti fu molto positivo per la Russia.
Secondo calcoli fatti da media russi indipendenti oggi in Russia ci sono 120 statue e raffigurazioni di Stalin: di queste 105 sono state erette durante la presidenza di Vladimir Putin. Il regime ha anche cominciato a perseguitare gli enti che si occupano della memoria delle vittime dello stalinismo: il Museo della storia dei gulag è stato chiuso nel 2024, usando come motivazione l’assenza di alcune misure antincendio.
Memorial, la più importante organizzazione sulla memoria dei gulag, è stata bandita dalla Russia nel 2021 dopo una lunga persecuzione giudiziaria (l’anno successivo vinse il premio Nobel per la Pace). Negli scorsi giorni Yan Rachinsky, il presidente della branca internazionale di Memorial, ha detto: «Tra le vittime di Stalin ci furono più di 750 lavoratori e impiegati della metropolitana di Mosca. Più di 140 furono condannati a morte, compreso il primo direttore della metropolitana, Petrikovsky […]. I nomi di queste persone non si trovano da nessuna parte nella metro oggi, ma l’uomo responsabile per le loro morti è onorato con una statua a grandezza naturale».