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  • Mercoledì 28 maggio 2025

La Sicilia obbligherà gli ospedali pubblici ad assumere medici non obiettori di coscienza

È una decisione molto rilevante, in una delle regioni italiane in cui è più difficile abortire

Palazzo dei Normanni, sede dell'Assemblea regionale siciliana, Palermo, dicembre 2006 (Franco Lannino, Ansa)
Palazzo dei Normanni, sede dell'Assemblea regionale siciliana, Palermo, dicembre 2006 (Franco Lannino, Ansa)
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L’Assemblea regionale siciliana ha introdotto una legge in materia di sanità che, tra le altre cose, prevede l’obbligo per gli ospedali pubblici di assumere medici e altro personale non obiettore di coscienza, garantendo così l’attuazione della 194, la legge che dal 1978 consente in Italia di interrompere volontariamente una gravidanza. L’obiezione di coscienza, prevista con alcuni limiti dalla 194, è uno dei principali ostacoli al diritto a un aborto garantito e accessibile.

In teoria gli ospedali pubblici in Italia sono obbligati a garantire l’accesso all’aborto, ma nella pratica non è sempre possibile quando c’è una grande concentrazione di medici obiettori, e non esistono obblighi specifici per assumere personale sanitario non obiettore di coscienza. La decisione della Sicilia è quindi rilevante e ha pochi casi simili in Italia, anche perché qui una norma del genere è particolarmente necessaria: è infatti una delle regioni con la maggior presenza di medici obiettori e in cui è più difficile abortire.

L’articolo 3 del disegno di legge 738 approvato dalla Sicilia prevede innanzitutto che le aziende del servizio sanitario regionale istituiscano le aree dedicate all’interruzione volontaria di gravidanza dove non siano già previste. Nell’ultima relazione sull’attuazione della legge 194, pubblicata con grande ritardo dal ministero della Salute nel dicembre del 2024, si dice che in Sicilia ci sono 55 strutture con un reparto di ostetricia e ginecologia e che in 26 di queste, pari al 47,3 per cento, meno della metà, si pratica l’interruzione volontaria di gravidanza. La media in Italia è del 61,1 per cento.

L’articolo 3 prevede poi che le aziende sanitarie e ospedaliere, quando assumono nuovo personale, si assicurino che le aree dedicate all’interruzione volontaria di gravidanza abbiano «idoneo personale non obiettore di coscienza». I bandi di concorso dovranno avere «un’apposita condizione di risoluzione del contratto di lavoro, qualora il personale non obiettore assunto si dichiari successivamente obiettore». Si prevedono insomma dei concorsi dedicati a medici non obiettori e l’obbligo per le aziende sanitarie di provvedere alla loro sostituzione qualora dovessero cambiare idea una volta entrati in servizio.

La 194 dovrebbe garantire alle donne la possibilità di interrompere volontariamente una gravidanza, ma nella realtà rimane talvolta inapplicata per l’elevato numero di medici che si avvalgono della cosiddetta “obiezione di coscienza”, la possibilità prevista dalla legge di non praticare aborti per ragioni personali. Nel 2022 in Italia la quota di ginecologi obiettori di coscienza era pari al 60,5 per cento, inferiore rispetto al 63,6 per cento dell’anno precedente ma ancora elevata, come si dice nel report del ministero, e con notevoli differenze tra regioni.

Le percentuali più alte di ginecologi obiettori di coscienza si trovano in Molise (90,9 per cento) e proprio in Sicilia (81,5 per cento). Tra gli anestesisti in Sicilia l’obiezione è pari al 73,1% e tra il personale non medico all’86,1%. In provincia di Messina non c’è nemmeno un medico che pratichi l’interruzione di gravidanza, in provincia di Trapani uno soltanto.

La Sicilia, come molte altre regioni, non ha inoltre deliberato nulla sulla possibilità di deospedalizzare la somministrazione della pillola RU486 per l’aborto farmacologico, come previsto da una circolare ministeriale del 2020 che aveva aggiornato le Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza rendendo l’aborto farmacologico praticabile fino a nove settimane di gestazione nei consultori, nelle strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate e in day hospital (quindi senza ricovero in ospedale).

Il contenuto dell’articolo 3 sull’obiezione di coscienza approvato in Sicilia era stato presentato nel 2023 dal deputato regionale del Partito democratico Dario Safina tramite una proposta che poi è stata trasformata in un emendamento al disegno di legge 738 in materia di sanità. Alla fine il ddl è stato approvato a voto segreto con 27 sì e 21 no. Considerate le assenze tra i banchi dell’opposizione, e in modo in parte sorprendente, almeno una decina di deputati della maggioranza di destra hanno sostenuto la norma.

– Leggi anche: Cosa vuole fare Giorgia Meloni con l’aborto

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