Il primo giorno di distribuzione della Gaza Humanitarian Foundation è stato un disastro
Si è creata una calca enorme tra le migliaia di persone che si sono presentate per ricevere cibo, e l’esercito israeliano ha anche sparato dei colpi

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Martedì le prime operazioni di distribuzione del cibo della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), la criticata ong voluta da Israele per controllare la distribuzione del cibo ai palestinesi nella Striscia di Gaza, sono andate molto male. Migliaia di persone palestinesi si sono presentate all’unico punto di distribuzione aperto, nella periferia di Rafah, la cui organizzazione in poco tempo è stata sopraffatta dalla gran quantità di persone.
Secondo diverse testimonianze e alcuni video circolati online, le persone erano in coda in attesa di ricevere le scatole contenenti il cibo (la cui entrata nella Striscia era stata bloccata da Israele per quasi tre mesi) quando la situazione è degenerata. Il sistema di distribuzione usato nel centro prevede che le persone palestinesi si mettano in fila attraverso recinzioni circondate da filo spinato, siano identificate dal personale di Ghf per verificare che non si tratti di persone legate a Hamas, e poi ricevano un pacco di cibo. Ma martedì la calca era così tanta che nel pomeriggio le recinzioni sono state divelte, e le persone hanno inizato a muoversi tutte assieme verso le scorte.
Ghf, in un comunicato pubblicato successivamente, ha detto che a un certo punto «il volume di persone [nel centro di distribuzione] era tale che il team di Ghf si è ritirato per consentire a un piccolo numero di palestinesi di Gaza di prendere gli aiuti in sicurezza e andarsene».
L’esercito israeliano non controlla direttamente i centri di distribuzione (Ghf utilizza guardie di sicurezza private statunitensi), ma si trovava tutto attorno al suo perimetro. A un certo punto, nel momento più caotico della giornata, i soldati che si trovavano immediatamente fuori dall’area hanno sparato dei colpi di avvertimento. L’ufficio comunicazioni di Hamas ha accusato l’esercito di aver sparato sulla folla uccidendo tre persone, ma per ora non è possibile confermare questa informazione. Il capo dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani nei territori palestinesi, Ajith Sunghay, ha detto che in tutto ieri sono rimaste ferite 47 persone palestinesi, e che molte di loro sono state colpite dagli spari dell’esercito israeliano.
In seguito le operazioni sono ricominciate e alla fine della giornata la Ghf ha detto di aver distribuito 8mila scatole di cibo, che dovrebbero equivalere a 462mila pasti e che contengono prodotti come riso, farina, pasta, biscotti, olio d’oliva, fagioli in scatola e zucchero. Due persone presenti hanno detto ad Associated Press che, prima di ricevere una scatola di cibo, ogni persona è stata perquisita e sottoposta a scansione facciale. Negli ultimi giorni la possibilità che il sistema di distribuzione includesse l’obbligo di sottoporsi a un riconoscimento facciale era già stata molto criticata da diverse organizzazioni umanitarie e internazionali.
La Gaza Humanitarian Foundation, a cui Israele vorrebbe affidare tutta la distribuzione dei beni di prima necessità nella Striscia, ha in programma di aprire in totale quattro centri di distribuzione: non è chiaro come questo possa essere sostenibile per gli oltre due milioni di palestinesi che abitano nella Striscia e che oggi ricevono beni di prima necessità grazie a una rete capillare di almeno 400 piccoli siti, gestiti da decine di organizzazioni umanitarie presenti nella Striscia.
I quattro centri della Ghf si trovano inoltre nel sud della Striscia, dove l’esercito israeliano vorrebbe che si spostasse tutta la popolazione dell’area: diverse ong e alcune agenzie delle Nazioni Unite hanno più volte fatto notare che obbligare centinaia di migliaia di persone a scegliere fra morire di fame o spostarsi nell’unica area dove vengono distribuiti beni di prima necessità equivale a uno spostamento forzato, una violazione del diritto internazionale.
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