Per il presidente della Romania il difficile inizia adesso
Dopo mesi di processo elettorale contestato ed eccezionale: il lavoro di Nicușor Dan si prospetta «da incubo»

Il mandato di Nicușor Dan da presidente della Romania è cominciato lunedì, dopo tre voti – uno annullato dalla Corte costituzionale per interferenze esterne, un nuovo primo turno e un ballottaggio – e alla fine di un processo elettorale complicato e unico. Dan, centrista ed europeista la cui candidatura non era affiliata a nessuno dei partiti tradizionali rumeni, aveva vinto un po’ a sorpresa il ballottaggio la settimana scorsa contro il candidato populista e di estrema destra George Simion.
La sua presidenza ora inizia tra molte difficoltà e problemi, tanto che Politico ha definito quello che lo aspetta «un lavoro da incubo».
Il primo compito di Dan sarà nominare un primo ministro, che in Romania detiene il potere esecutivo ma al contrario di quanto avviene in Italia condivide molte responsabilità con il presidente, soprattutto nel campo della politica estera e della sicurezza (è un sistema semi presidenziale). I due partiti che lo sostengono apertamente, i Liberali (PNL) e l’Unione Salva Romania (USR), non hanno abbastanza voti per la maggioranza, e Dan avrebbe bisogno del Partito Socialdemocratico (PSD), che però al momento sta discutendo se rimanere o meno all’opposizione.
Senza il PSD, Dan sarà costretto a formare un governo di minoranza.
L’economia rumena si trova inoltre in gravi difficoltà. La Romania è sotto procedura per deficit eccessivo da parte della Commissione Europea dal 2020. Il rapporto tra deficit e PIL (cioè la differenza tra le entrate e le uscite dello stato, rapportate al Prodotto interno lordo) è del 9,3 per cento, molto sopra la soglia del 3 per cento fissata dall’Europa (il rapporto deficit/PIL dell’Italia è del 3,4 per cento).
L’obiettivo della Romania è di far arrivare entro l’anno prossimo il rapporto deficit/PIL al 7,5 per cento, e questo è possibile soltanto in tre modi: alzando le tasse, tagliando le spese oppure grazie alla crescita economica. Ma poiché la crescita dell’economia rumena non è particolarmente forte, è probabile che Dan sarà costretto a mettere in atto politiche economiche impopolari e di austerità. «Per dirla facile, lo stato rumeno sta spendendo più di quello che può permettersi», ha detto Dan nel suo primo discorso davanti al parlamento.
E qui arriva forse il compito più difficile del nuovo presidente rumeno, che è quello di ripristinare la fiducia nella democrazia.

George Simion a Bucarest il 18 maggio 2025 (AP Photo/Vadim Ghirda)
Come detto, Dan aveva vinto le elezioni dopo mesi molto turbolenti: a novembre la Corte Suprema rumena aveva annullato le elezioni vinte a sorpresa dal candidato ultranazionalista Călin Georgescu perché l’intelligence aveva riscontrato interferenze russe per favorirlo. A Georgescu era stato vietato di partecipare nuovamente, e Simion aveva di fatto preso il suo posto.
Oggi una parte consistente degli elettori di Georgescu e Simion ritiene che la vittoria di Dan non sia davvero legittima e che sia stata rubata all’estrema destra tramite la decisione della Corte costituzionale. Simion ha tentato di fare ricorso alla Corte costituzionale per annullare le elezioni della settimana scorsa, ma senza successo. Nonostante questo, continua a definire la vittoria di Dan «un colpo di stato».
Ma anche molti elettori di Dan sono convinti che il sistema debba cambiare, e che i partiti tradizionali siano corrotti e inadatti al governo. Dan ha promesso di combattere la corruzione e di riformare il sistema giudiziario, attualmente ritenuto troppo vicino al potere politico. «Lo stato rumeno ha bisogno di cambiamenti strutturali all’interno dello stato di diritto, e vi chiedo di continuare a mettere pressione positiva alle istituzioni dello stato a favore delle riforme», ha detto, rivolgendosi ai cittadini rumeni, per poi aggiungere: «Chiedo ai partiti politici di agire nell’interesse nazionale».