Rozzano dovrà decidere come spendere molti soldi
Nella città alla periferia di Milano al centro di varie cronache stanno per arrivare decine di milioni dal “decreto Caivano bis”: e si vota per le amministrative

Rozzano è una piccola cittadina lombarda a sud di Milano. Sul piano amministrativo il suo territorio forma un Comune a sé stante, ma di fatto vive tutte le difficoltà dei quartieri periferici di una grande metropoli. L’enorme quantità di case popolari, per decenni lasciate a se stesse, il lavoro che non c’è, gli scarsi collegamenti col centro della città, l’abbandono scolastico, la microcriminalità, la povertà economica ed educativa di chi c’era prima e delle persone straniere arrivate negli ultimi anni.
Per tutte queste ragioni, ma anche per un’immagine un po’ superficiale di posto malfamato in cui non funziona niente di niente, il governo ha incluso Rozzano tra le città comprese nel cosiddetto decreto Caivano bis, che fra le altre cose prevede un fondo da circa 180 milioni di euro per riqualificare le zone considerate fra le più degradate d’Italia. È l’unica città del nord inserita nel piano.
A Rozzano in particolare arriveranno circa 22 milioni di euro: non sono tanti ma nemmeno pochi, per una città di 42mila abitanti che ogni anno ha entrate ordinarie poco superiori ai 60 milioni di euro. I fondi del decreto Caivano bis saranno gestiti da un commissario e ancora non si sa con certezza come verranno spesi. La giunta attuale, che ha proposto una lista di progetti, presto se ne andrà: domenica 25 e lunedì 26 maggio in città si voterà per un nuovo sindaco, che avrà comunque una voce in capitolo su come spenderli.
L’amministrazione uscente, la prima di centrodestra nella storia della città, è guidata dalla vice sindaca Maria Laura Guido. Ha assunto il ruolo di reggente in attesa delle elezioni, dopo che lo scorso novembre morì di infarto il sindaco 60enne Gianni Ferretti De Luca. Il figlio di Ferretti, Mattia, che a gennaio era stato nominato da Guido come assessore al Bilancio, si è candidato a sindaco con una lista civica appoggiata proprio dal centrodestra. Il centrosinistra ha candidato invece Leone Antonio Missi, manager di una multinazionale nel settore energetico.
Qualsiasi sarà l’esito delle elezioni, la giunta dovrà collaborare con il governo per spendere i 22 milioni in arrivo dal decreto Caivano bis, a cui peraltro il governo di destra della regione Lombardia ha deciso di contribuire aggiungendo 15 milioni di euro. Per gestire questi soldi il governo nazionale ha nominato un commissario, Fabio Ciciliano, prefetto e dirigente della protezione civile. Ciciliano ha il compito di spendere i fondi nel giro di tre anni, tenendo conto delle esigenze e delle proposte del Comune.
Il 12 marzo una prima lista di progetti è stata presentata al Consiglio dei ministri e il commissario avrebbe dovuto approvarla, ma l’avvio della campagna elettorale per le elezioni comunali ha congelato le procedure. Non esiste quindi un elenco preciso degli interventi autorizzati: siamo in una specie di limbo.
Mattia Ferretti ha anticipato che molti interventi della lista si concentreranno sulle case popolari, gestite da Regione Lombardia tramite Aler, e prevedono la ristrutturazione dei palazzi, il rifacimento delle facciate e la bonifica delle cantine. Nonostante le tante richieste, infatti, al momento molti appartamenti non possono essere assegnati perché inagibili.
Secondo Ferretti i finanziamenti del decreto Caivano serviranno poi a riqualificare gli oratori, a creare parchi e strutture sportive, ma anche misure sulla sicurezza. «In particolare – racconta Ferretti – prevediamo di installare 400 telecamere che copriranno l’intero territorio rozzanese e saranno collegate a un sistema di intelligenza artificiale. Questo servirà non solo per un contrasto alla criminalità, ma anche per una migliore gestione del territorio. Le telecamere, infatti, potranno segnalare la presenza di buche e problemi per la viabilità pedonale dei disabili».
Anche il centrosinistra ha proposto al Comune alcuni progetti nell’ambito del decreto Caivano, mettendo in cima alla lista proprio le case popolari. Il candidato sindaco di centrosinistra, Leone Missi, ricorda che «a Rozzano ci sono circa 6.000 alloggi popolari, di cui circa 500 sono sfitti. Abbiamo chiesto che parte dei fondi sia destinata alla loro ristrutturazione, così da poterli assegnare a giovani coppie o a ragazzi».
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Agevolare queste categorie risolverebbe anche quello che, secondo Missi, è un altro problema di questo quartiere, cioè la mancanza di eterogeneità sociale. Il distretto degli alloggi popolari di Rozzano, uno dei più grandi in Italia, fu creato tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta per ospitare le famiglie degli operai impiegati nelle fabbriche attorno a Milano. Questi nuclei sono stati poi sostituiti da nuovi inquilini, perlopiù stranieri, la cui integrazione nella comunità non è stata accompagnata da alcuna istituzione.
Anche per questo Rozzano si è creata negli anni una fama da posto estremamente malfamato, controllato da gang di stranieri: una nomea alimentata da alcuni fatti di cronaca, come l’omicidio di Manuel Mastrapasqua nell’ottobre del 2024, e rivendicata per reazione e in maniera identitaria da alcuni rapper del quartiere. Parliamo di persone a cui oggi la città (e la società tutta) riesce a dare pochissime prospettive.

Una veglia per ricordare Manuel Mastrapasqua pochi giorni dopo la sua morte (Claudia Vanacore/LaPresse)
«Oggi chi accede a questi appartamenti viene da una condizione economica criticissima e si trova in situazioni di forte disagio», dice Missi: «manca quel mix sociale che c’era negli anni Settanta e Ottanta, quando c’erano l’operaio, lo studente, l’impiegato, la famiglia. Vorremmo far tornare i giovani per arricchire il tessuto sociale del quartiere ed evitare che diventi un ghetto». A Rozzano peraltro ha sede l’Istituto Clinico Humanitas, uno degli ospedali italiani che funzionano meglio: ma diverse delle persone che ci lavorano non vivono in città.
Oltre a questo, il centrosinistra ha sottoposto al Comune anche altri interventi, ma non sa quali siano stati inviati dall’amministrazione al commissario, e quali siano stati scartati. Racconta Missi: «Non siamo aggiornati sullo stato dei lavori, non conosciamo le proposte approvate. La nostra preoccupazione è che, se fossimo eletti, ci troveremmo a dover gestire dei progetti che non sono stati condivisi con noi e che ormai non potremmo cambiare».
Ferretti, dal canto suo, sostiene che tutti i progetti raccolti sono stati inviati al commissario, e precisa: «L’amministrazione non ha libertà di gestione. È il commissario che decide quali progetti attuare e quali no: noi abbiamo dato solo una lista indicativa. Le risorse sono vincolate alla destinazione d’uso che sceglierà lui, e sarà lui a decidere anche a quali aziende appaltare i lavori».
Nella lista di progetti che il Comune ha sottoposto al commissario non ci sono solo le proposte dei partiti, ma anche idee di associazioni culturali e sportive, enti del terzo settore, scuole e comunità religiose.
Anche la principale parrocchia di Rozzano, quella di Sant’Angelo, sostiene che la priorità dev’essere la ristrutturazione delle case popolari. «In secondo luogo – dice il parroco don Roberto Soffientini – dovremmo rimettere in funzione il Sert cittadino», cioè il servizio della sanità pubblica dedicato alla cura delle dipendenze. Negli scorsi anni il SerD di Rozzano ha operato a regime ridotto, ma di recente la regione ha stanziato 5 milioni di euro per ristrutturare la palazzina che lo ospita e migliorarne il servizio. «Terzo, per i giovani abbiamo presentato il progetto “Gancio di Dio”, per creare una palestra di pugilato dentro al nostro oratorio».
Nel frattempo tutto resta sospeso, in attesa prima del nuovo sindaco e poi delle decisioni del commissario. «In questo momento sento prevalere tra la gente un senso di sfiducia – dice Soffientini – le persone sono un po’ stanche e si chiedono se quello che è stato promesso dal governo arriverà davvero».