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  • Martedì 20 maggio 2025

La Francia costruirà una prigione in mezzo alla foresta amazzonica

Nella Guyana francese, dove un tempo c'era il famigerato carcere dell'isola del Diavolo

una piccola isola coperta di vegetazione tropicale vista dalla costa
L'isola del Diavolo, al largo delle coste della Guyana francese, un tempo sede di una famosa prigione (Fred Marie/Art in All of Us/Corbis via Getty Images)
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Il ministro della Giustizia francese Gérald Darmanin ha annunciato un piano per costruire una grande prigione di massima sicurezza in mezzo alla foresta pluviale della Guyana francese. Il piano, di cui non sono ancora chiari tutti i dettagli, è stato contestato da molti, secondo cui rischierebbe di far tornare la Guyana francese ai tempi in cui era una colonia penale della Francia. La Guyana francese è a tutti gli effetti una regione della Francia, ma si trova in Sudamerica, a più di 7mila chilometri da Parigi, e quasi tutto il suo territorio è coperto dalla foresta amazzonica. È anche una regione molto povera, abitata da poco meno di 300mila persone, e da cui passa moltissima cocaina, in transito dai laboratori di altri paesi sudamericani verso il resto della Francia.

La prigione sarà creata nella zona di Saint-Laurent-du-Maroni, vicino al fiume che segna il confine occidentale del territorio con il Suriname. Secondo il progetto presentato da Darmanin avrà 500 posti, di cui 60 con un regime carcerario ancora più severo, per le persone condannate per aver avuto ruoli importanti nel narcotraffico, e altri 15 per quelle condannate per crimini connessi al terrorismo jihadista.

La prigione dovrebbe aprire nel 2028 e la sua costruzione dovrebbe costare 400 milioni di euro. Fa parte di un progetto più ampio, che prevede anche alcune modifiche a due prigioni sul territorio europeo della Francia per aumentare il loro grado di sicurezza e la creazione di una procura speciale per la persecuzione della criminalità organizzata. È stato voluto da Darmanin, che prima di diventare ministro della Giustizia a fine 2024 è stato per quattro anni ministro dell’Interno e ha sempre sostenuto un approccio duro al contrasto della criminalità.

Gérald Darmanin (con la giacca grigia) e il presidente francese Emmanuel Macron (con la giacca nera) in visita al carcere di Vendin-le-Vieil, nel nord della Francia, il 14 maggio 2025 (AP Photo/Michel Euler)

Inviare in una foresta pluviale estremamente isolata i criminali dovrebbe rendere loro impossibile comunicare con i propri collaboratori per continuare a gestire il traffico di droghe illegali, secondo il piano di Darmanin. In Francia questo è un grosso problema: si stima che ci siano migliaia di telefoni che circolano illecitamente nelle prigioni, e le autorità finora non sono riuscite a contrastarne il traffico.

Inoltre nell’ultimo anno ci sono stati diversi attacchi contro il sistema carcerario francese: quello più notevole avvenne nel maggio del 2024, quando un importante narcotrafficante venne liberato da un furgone penitenziario durante un trasferimento, e rimase latitante per nove mesi. Più recentemente, nell’arco di alcuni giorni lo scorso aprile, erano stati incendiati diversi veicoli parcheggiati fuori da alcune prigioni francesi. I responsabili non sono stati identificati, ma il governo ha detto di ritenere che siano legati alla criminalità organizzata e al narcotraffico.

L’idea di creare una grande prigione in Guyana non è nuova: fra la metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento il territorio fu in pratica una grande colonia penale della Francia. Il carcere più famoso fu quello dell’isola del Diavolo, dove vennero detenuti fra gli altri anche Alfred Dreyfus, un ufficiale militare ebreo al centro di un caso estremamente discusso in Francia a fine Ottocento, e Henri Charrière, che raccontò in maniera romanzata la sua detenzione e la sua evasione nel libro Papillon, il soprannome con cui era conosciuto, adattato nel 1973 in un famoso film con Steve McQueen e Dustin Hoffman.

L’isola del Diavolo era solo una delle molte carceri presenti in Guyana, dove furono spedite molte decine di migliaia di condannati, ed era in realtà un carcere piuttosto piccolo, ma è di gran lunga il più famoso, sia per la storia di Charrière sia per il suo nome evocativo. In effetti le condizioni sull’isola del Diavolo e nelle altre colonie penali erano tremende: la mortalità era altissima per via dei lavori forzati, dei maltrattamenti delle guardie e della violenza fra detenuti, ma soprattutto per le malattie tropicali.

Una baracca per i detenuti risalente ai tempi della prigione sull’isola del Diavolo (Fred Marie/Art in All of Us/Corbis via Getty Images)

I condannati smisero di essere deportati in Guyana francese nel 1938, ma la Seconda guerra mondiale rallentò le procedure di dismissione del sistema carcerario della colonia penale. Le ultime prigioni furono chiuse all’inizio degli anni Cinquanta.

Anche adesso le condizioni carcerarie in Guyana non sono buone: c’è un solo carcere, quello di Rémire-Montjoly vicino alla capitale Cayenne, ma è gravemente sovraffollato e gli episodi di violenza al suo interno sono frequenti. La costruzione del nuovo carcere dovrebbe anche servire ad alleviare il sovraffollamento della prigione esistente: il piano di Darmanin però è stato criticato perché prevede l’invio nel territorio di persone condannate per crimini commessi nel resto della Francia.

Saint-Laurent-du-Maroni, la città vicino a cui sarà costruita la prigione, è uno snodo molto importante nel traffico di droghe illegali. Attraverso il fiume che la divide dal Suriname arriva in città la droga prodotta nel paese vicino, che poi viene portata in Europa nelle valigie o nello stomaco dei corrieri, persone che hanno un compito estremamente rischioso, in molti casi provenienti dal Brasile.

Alcuni rappresentanti locali hanno detto che il piano rischia di causare un ritorno ai tempi della colonia penale. In Guyana francese la criminalità è molto più alta che nel resto del paese: fra gli altri dati, quello degli omicidi in relazione alla popolazione è 13 volte più alto rispetto alla parte europea. Anche il fatto che un investimento statale tanto grande in un territorio con forti difficoltà sociali ed economiche riguardi una prigione è stato criticato.

In realtà il punto dei trasferimenti di persone arrestate e condannate nel resto della Francia non è chiaro. Quanto scritto dal settimanale francese Le Journal du Dimanche, che sabato ha ottenuto in esclusiva la notizia della costruzione della prigione, lasciava intendere che i trasferimenti fossero possibili, così come la presenza dei posti destinati a persone condannate per crimini connessi al jihadismo (in Guyana la radicalizzazione islamica è pressoché assente, a differenza che nel resto della Francia). Lunedì però Darmanin ha negato questa possibilità, dicendo che i detenuti saranno solo persone arrestate in Guyana e nei Caraibi francesi, anche se provenienti da altri paesi.

– Leggi anche: I rapimenti di persone vicine al settore delle criptovalute in Francia

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