La Commissione europea avrebbe dovuto pubblicare i messaggi del cosiddetto Pfizergate, secondo il Tribunale dell’Unione

Ursula von der Leyen, la seconda da sinistra, e il CEO di Pfizer Albert Bourla, al centro, nella sede di Pfizer a Puurs, in Belgio, 23 aprile 2021 (John Thys, Pool via AP)
Ursula von der Leyen, la seconda da sinistra, e il CEO di Pfizer Albert Bourla, al centro, nella sede di Pfizer a Puurs, in Belgio, 23 aprile 2021 (John Thys, Pool via AP)

Mercoledì il Tribunale dell’Unione europea, uno dei due tribunali che che compongono il sistema giudiziario europeo, ha stabilito che la Commissione Europea, l’organo esecutivo dell’Unione, avrebbe dovuto rendere pubblici i messaggi scambiati durante la pandemia da coronavirus tra la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e il CEO dell’azienda farmaceutica Pfizer Albert Bourla.

La questione al centro della sentenza riguarda il cosiddetto “Pfizergate”, un caso che ha coinvolto von der Leyen durante e dopo la pandemia e che ha dato anche origine a varie teorie cospirazioniste sui vaccini: riguardava una serie di messaggi scambiati nel pieno dell’emergenza per il reperimento dei vaccini anticovid tra von der Leyen e Bourla.

In quel momento l’Unione stava negoziando per ottenere una fornitura rapida di vaccini per compensare i ritardi di quelli dell’azienda farmaceutica Astrazeneca. I messaggi scambiati tra von der Leyen e Bourla divennero oggetto di interesse giornalistico e diverse testate fecero richiesta di vederli, tra cui anche il New York Times. La Commissione però si rifiutò di renderli pubblici e motivò la decisione col fatto che i messaggi, secondo von der Leyen, non dovevano essere considerati documenti importanti (cosa che l’avrebbe obbligata a conservarli). La Commissione aggiunse che i messaggi erano irreperibili, non specificò in che modo fossero spariti, né diede prove di averli cercati.

Il caso era iniziato nel 2023 proprio su istanza del New York Times, che aveva scritto per primo del rapporto diretto tra von der Leyen e Bourla, e che aveva contestato il rifiuto della Commissione. La sentenza di mercoledì del Tribunale dell’Unione europea ha dato torto alla Commissione, stabilendo che avrebbe dovuto conservare i messaggi e renderli pubblici, oppure spiegare in modo esaustivo perché non l’avesse fatto.

OSZAR »