Una sentenza della Cassazione che cambia un po’ le cose per i migranti detenuti in Albania

Per la Corte non devono essere riportati in Italia se fanno domanda d'asilo dopo essere arrivati nel CPR di Gjader

Il centro migranti di Gjader in Albania, 10 aprile 2025 (ANSA/Domenico Palesse)
Il centro migranti di Gjader in Albania, 10 aprile 2025 (ANSA/Domenico Palesse)
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Secondo la Corte di Cassazione la detenzione di un migrante nel centro di permanenza per il rimpatrio (CPR) costruito dall’Italia a Gjader, in Albania, è legittima anche se la persona fa domanda di richiesta d’asilo. Questo principio giuridico contenuto in una sentenza della Corte, di cui ha dato notizia il Corriere della Sera sull’edizione cartacea di sabato e che non è ancora pubblicata sul sito della Cassazione, cambia un po’ le cose per i migranti portati in Albania.

Ad aprile infatti la Corte d’appello di Roma, organo competente su questo tipo di procedimenti, non aveva convalidato il trattenimento di alcuni migranti perché avevano presentato la domanda d’asilo una volta arrivati in Albania: secondo i giudici la nuova condizione giuridica di “richiedenti asilo” comportava il loro rientro in Italia. Adesso invece la Cassazione ha detto che i migranti possono restare detenuti nel CPR di Gjader anche se chiedono la protezione internazionale, perché il CPR albanese va equiparato a un qualsiasi altro CPR italiano.

La sentenza riguarda un caso specifico: la Cassazione ha accolto il ricorso presentato dal ministero dell’Interno e dalla questura di Roma contro uno dei 14 decreti con cui la Corte d’appello di Roma non ha convalidato il trattenimento di altrettanti migranti a Gjader. Il caso riguarda un trentenne del Marocco, che era arrivato a Lampedusa nel 2021: era stato poi espulso dalla prefettura di Napoli e portato nel centro in Albania. Lì avrebbe presentato una domanda di protezione internazionale, che secondo la questura di Roma sarebbe stata solo strumentale per farsi riportare in Italia, scrive il Corriere. Da qui la sentenza della Corte, che ha rinviato il caso alla Corte d’appello di Roma affinché lo valuti di nuovo.

Il centro di Gjader, così come l’hotspot della vicina Shengjin, erano stati fatti costruire dal governo di Giorgia Meloni per portarci i migranti soccorsi in mare. A Shengjin c’è solo un centro di prima identificazione dei migranti trasferiti, mentre il centro di Gjader nei progetti iniziali era diviso in tre parti: la più grande adibita a centro di trattenimento, quella adibita a CPR e un carcere (il centro di trattenimento e il carcere al momento sono vuoti).

I centri erano stati resi operativi alla fine del 2024, ma da quel momento fino a poche settimane fa il governo aveva tentato per mesi di utilizzarli senza riuscirci, visto che i vari tribunali competenti non convalidavano i trattenimenti dei migranti, ritenendoli in contrasto con le norme europee. A fine marzo il governo ha approvato un decreto in cui si stabiliva che il centro di Gjader potesse essere usato come un qualsiasi altro CPR italiano, rinunciando così a usare i centri in Albania per i migranti soccorsi in mare. A quel punto il governo ha potuto trasferire i primi 41 migranti che si trovavano già nei CPR italiani (ora sono 25).

– Leggi anche: Com’è la detenzione dei migranti nel CPR in Albania

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