Perché in Portogallo il costo dell’elettricità è salito dopo il blackout
C'entra una decisione presa dal governo dimissionario e condizionata da una retorica un po' sovranista

In Portogallo l’enorme blackout avvenuto il 28 aprile in tutta la penisola iberica ha avuto una conseguenza che in Spagna non c’è stata: i prezzi dell’energia elettrica sono aumentati molto. La principale ragione è che il giorno del blackout il governo portoghese ha interrotto le importazioni di elettricità dalla Spagna, da cui dipende per circa un quinto del fabbisogno annuale. La scelta del governo è stata criticata e se n’è parlato nella campagna per le elezioni anticipate del 18 maggio.
In Portogallo i prezzi dell’elettricità hanno iniziato a salire cinque giorni dopo il blackout e hanno raggiunto i massimi martedì, quando il prezzo medio è stato di quasi 48 euro al MWh, cinque volte quello spagnolo dello stesso giorno (poco più di 10 euro) e quattro volte quello portoghese di prima del blackout. I prezzi hanno iniziato a ridursi solo giovedì, quando la rete elettrica portoghese (REN) ha ricominciato a importare elettricità dalla Spagna, anche se meno di prima (mille megawatt al giorno, un quinto del solito).
La discrepanza nei prezzi dipende dal fatto che dagli anni Ottanta Spagna e Portogallo hanno un mercato dell’energia elettrica integrato, gestito dal 2004 da un operatore unico (l’OMIE). Negli anni il Portogallo ha beneficiato dell’espansione della produzione spagnola da fonti rinnovabili, specialmente solare: sospendere le importazioni dalla Spagna l’ha penalizzato perché l’energia da fonti rinnovabili è meno costosa di quella da fonti fossili con cui l’ha dovuta sostituire in questi giorni, raddoppiando le importazioni di gas (dal 7,5 al 14,3 per cento del suo fabbisogno).

Tram elettrici a Lisbona il 29 aprile, il giorno dopo il blackout (AP Photo/Armando Franca)
Per il momento questi aumenti non hanno avuto conseguenze tangibili per le persone e le aziende con contratti di fornitura a prezzo fisso – la maggioranza – visto che il prezzo viene aggiornato su base annuale. Sono stati avvertiti invece da chi ha contratti a tariffa variabile, esposta alle variazioni dei mercati energetici all’ingrosso.
La ministra dell’Energia portoghese, Maria da Graça Carvalho, aveva motivato l’interruzione dicendo che serviva come «precauzione» e presentandola come la prova dell’indipendenza energetica del Portogallo, con una retorica un po’ sovranista. Graça Carvalho fa parte del governo dimissionario di centrodestra del primo ministro Luís Montenegro, che è stato molto criticato dall’opposizione per la gestione del blackout. La ministra ha sostenuto che la gestione sia stata «esemplare», nonostante ci sia più di una ragione del contrario.

Il primo ministro portoghese, Luís Montenegro, dopo una conferenza stampa del del 29 aprile (Horacio Villalobos Corbis/Getty Images)
In Portogallo il blackout è durato più ore di quanto avrebbe potuto perché sono andati a vuoto i primi tentativi di riavviare le uniche due centrali che hanno un sistema di riaccensione autonomo (quella di Tapada do Outeiro, alimentata a gas, e quella idroelettrica di Castelo do Bode). Montenegro si è impegnato a dotare altre due centrali di questo sistema, chiamato in gergo black start, per raddoppiare il numero di quelle che possono entrare in funzione in caso di blackout.
Il Banco de Portugal, la banca centrale del paese, ha stimato che il blackout abbia causato una delle peggiori riduzioni giornaliere delle attività economiche dai tempi della pandemia da Covid-19. Le possibili perdite si aggirano su un massimo di un miliardo di euro, cioè il PIL medio giornaliero portoghese. In tutto questo la rinuncia all’energia elettrica spagnola, secondo i calcoli del giornalista specializzato Miguel Prado, è costata più di 17 milioni di euro.
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