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  • Giovedì 17 aprile 2025

Devi parlarne con Trump

La visita di Giorgia Meloni alla Casa Bianca, prevista per oggi, mostra che con il presidente americano funziona solo la diplomazia personale

Giorgia Meloni e Donald Trump durante un incontro a Parigi nel dicembre 2024
Giorgia Meloni e Donald Trump durante un incontro a Parigi nel dicembre 2024 (ANSA/ CHIGI PALACE PRESS OFFICE/ FILIPPO ATTILI)
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È raro che la visita di una o un presidente del Consiglio italiano negli Stati Uniti finisca con grande evidenza sulle homepage dei principali giornali americani. Ma il viaggio ufficiale di Giorgia Meloni e il suo incontro con Donald Trump, previsto per oggi a Washington, è particolare. È il primo di una o un leader europeo da quando Trump ha annunciato la sua guerra commerciale globale, ed è rilevante anche perché Meloni sta cercando da tempo di diventare la principale interlocutrice di Trump in Europa, essendogli più vicina dal punto di vista ideologico rispetto agli altri maggiori leader europei.

I media la definiscono la «Trump whisperer», cioè quella capace di sussurrare all’orecchio di Donald Trump, e un «ponte» tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea.

L’attenzione attorno alla visita di Meloni alla Casa Bianca mostra anche quanto drasticamente siano cambiati i rapporti diplomatici con gli Stati Uniti: oggi l’unico modo efficace per fare diplomazia è parlare direttamente con Donald Trump. Questo comporta vantaggi ma anche una forte imprevedibilità, come Meloni stessa riconosce: «Non sento alcuna pressione come potete immaginare per i miei prossimi due giorni», ha detto un paio di giorni fa, ironicamente.

Come ha scritto il New York Times, i diplomatici europei e non solo ormai percepiscono la Casa Bianca come una specie di corte monarchica, in cui ministri, consiglieri e funzionari hanno scarsa autonomia e limitato potere decisionale. Tutti cercano di interpretare le volontà imperscrutabili del presidente contraddicendosi tra loro, e aspettando la sua decisione finale.

L'arrivo di Giorgia Meloni a Washington, 16 aprile 2025

L’arrivo di Giorgia Meloni a Washington, 16 aprile 2025 (ANSA/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI/FILIPPO ATTILI)

L’amministrazione di Donald Trump disdegna la diplomazia tradizionale, quella fatta tramite le ambasciate, i ministeri e i lunghi negoziati tra gli “sherpa”, e questo ha tolto potere alle figure istituzionali che teoricamente dovrebbero gestire la politica estera degli Stati Uniti: il segretario di Stato Marco Rubio, per esempio, non viene ritenuto un interlocutore particolarmente rappresentativo delle volontà del presidente, e tutti sanno che quello che Rubio dirà in un colloquio privato con rappresentanti esteri potrà essere facilmente smentito da Trump sui social media.

Se proprio deve affidarsi a qualcuno, Trump preferisce usare figure terze e a lui particolarmente fedeli, come gli inviati speciali. L’esempio migliore è Steve Witkoff, un suo vecchio amico e socio d’affari senza esperienza diplomatica che in questi mesi è diventato il principale negoziatore di Trump per la guerra in Ucraina e per la guerra nella Striscia di Gaza. Di recente Witkoff ha preso in gestione pure i negoziati con l’Iran. Una figura simile è l’imprenditore Elon Musk, con cui non a caso Meloni ha un rapporto buono, benché altalenante.

– Leggi anche: L’inviato speciale di Trump in Italia, che non lo era

Ma di fatto nessuno nell’intera amministrazione può dire davvero di poter parlare per il presidente. L’unico modo per sperare di ottenere risultati diplomatici con Trump è parlare direttamente con Trump.

Giorgia Meloni e Donald Trump a Mar-a-Lago, la residenza di Trump in Florida, il 4 gennaio 2025

Giorgia Meloni e Donald Trump a Mar-a-Lago, la residenza di Trump in Florida, il 4 gennaio 2025 (ANSA/ CHIGI PALACE PRESS OFFICE/ FILIPPO ATTILI)

Questo cambia completamente il ruolo delle visite di stato: con gli altri presidenti erano eventi almeno in parte rituali, in cui venivano firmati accordi e stabilite intese che erano già state lungamente negoziate in precedenza (anche se il rapporto personale tra i leader rimaneva comunque importante). Con Trump bisogna spesso negoziare sul momento, direttamente con lui. Questo in parte perché è soltanto lui che prende le decisioni più importanti, ma soprattutto perché Trump è convinto che il potere di uno stato si esprima tramite la volontà dei suoi leader, senza mediazioni.

Trump ha dimostrato questa concezione negli ultimi giorni di guerra commerciale con la Cina, quando ha detto più volte di aspettare una telefonata dal presidente Xi Jinping. Trump vuole parlare direttamente con Xi e negoziare con lui un accordo sui dazi, ma questo è il contrario esatto del modo di operare della diplomazia cinese, che mobilita il proprio leader soltanto quando i termini degli accordi sono già stati completamente stabiliti.

Soprattutto, Xi e gli altri vogliono evitare di fare la fine di Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino che durante una visita alla Casa Bianca a febbraio fu attaccato e provocato ripetutamente da Trump e dal vicepresidente J.D. Vance, e finì per litigare in diretta TV con il presidente, con enormi danni alle relazioni tra i due paesi.

Giorgia Meloni, che è una delle migliori alleate di Trump in Europa, non corre questo rischio, ma patisce anche lei l’imprevedibilità di una visita con Trump: l’agenda dei temi tra i due leader è ancora relativamente incerta – anche se ovviamente si parlerà quanto meno di dazi – e i suoi stessi partner europei hanno espresso giudizi estremamente cauti, se non dubbiosi, sull’effettiva utilità che la missione potrà avere per migliorare le complicate relazioni tra Stati Uniti e Unione Europea.

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