Le novità sull’accesso ai corsi universitari di medicina
È stato abolito il test di ingresso, ma al termine del primo semestre ci sarà una selezione fatta con una graduatoria nazionale

Venerdì il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legislativo che recepisce le indicazioni della legge delega approvata all’inizio di marzo dalla Camera dei deputati per riformare l’accesso ai corsi universitari di medicina, odontoiatria e veterinaria. Nell’ultimo anno il governo e la maggioranza avevano discusso queste modifiche parlando di “abolizione del numero chiuso”, come se le nuove regole permettessero a chiunque di iscriversi ai corsi di laurea: in realtà il numero di posti continuerà a essere limitato, e la selezione sarà solo spostata al termine del primo semestre.
La novità più concreta è l’eliminazione del test di ingresso che prevedeva 60 domande con 5 possibili soluzioni, da risolvere in 100 minuti. Dal prossimo anno accademico insomma non ci sarà nessun test preliminare: chiunque potrà iscriversi liberamente al primo semestre di medicina e chirurgia, odontoiatria o veterinaria, definito semestre “filtro” o “caratterizzante”.
In questa prima fase gli studenti dovranno frequentare tre corsi di materie comuni a tutti i corsi, che saranno individuati con un apposito decreto ministeriale. Al termine del primo semestre dovranno sostenere i tre relativi esami: i risultati permetteranno di accedere a una graduatoria nazionale stilata sulla base dei voti ottenuti.
Le persone che non supereranno la selezione potranno iscriversi a un altro corso di laurea indicato al momento della prima iscrizione, mantenendo i crediti ottenuti nel primo semestre. Spetterà comunque a ogni singola università stabilire quanti crediti riconoscere e quanti invece andranno persi.
Molti dettagli importanti saranno appunto decisi nei decreti ministeriali attesi nelle prossime settimane: solo i decreti per esempio chiariranno quante sedi si dovranno indicare in caso di mancato passaggio al termine del primo semestre.
Il numero di studenti che potranno proseguire nel percorso formativo continuerà a essere programmato sulla base dei dati del ministero dell’Università e di quello della Salute. Per ora la riforma infatti non sembra aver spinto il governo a rivalutare il numero di medici che saranno formati, che nei prossimi anni si prevede saranno circa 30mila, molti meno delle probabili domande di iscrizione ai corsi di laurea.
Molte persone negli ambienti universitari, soprattutto i professori, criticano da tempo la possibilità di annullare la programmazione degli accessi, che ritengono ingestibile per gli atenei per la carenza di aule, professori e attrezzature a fronte di un numero molto cresciuto di studenti (che in questo caso si verificherà comunque, ma solo nel primo semestre).
Un sistema analogo è stato a lungo in vigore in Francia, dove però negli ultimi anni è stato messo in discussione e in parte modificato.
Uno dei problemi di questo modello è la forte selezione che ogni anno causa una certa disillusione tra gli studenti costretti a cambiare indirizzo di studi al termine del primo semestre o del primo anno, dopo aver investito energie e riposto speranze nel percorso universitario, oltre a prolungare per sei mesi la tensione legata al processo di ammissione. Per questo negli anni scorsi molti studenti francesi emigravano per diventare medici all’estero.