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  • Mercoledì 26 febbraio 2025

Alle elezioni la Germania si è divisa in due, ma AfD è andato bene ovunque

Le mappe e i grafici mostrano una netta ripartizione dei voti su base geografica: l'estrema destra era già forte nell’est, ma adesso sta crescendo anche a ovest

I co-leader di AfD, Tino Chrupalla e Alice Weidel, festeggiano il risultato del 23 febbraio
I co-leader di AfD, Tino Chrupalla e Alice Weidel, festeggiano il risultato del 23 febbraio (Sean Gallup/Getty Images)
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Guardando le mappe che mostrano quale partito è arrivato primo alle elezioni del 23 febbraio nei vari collegi e stati tedeschi, si nota subito una tendenza: la Germania è divisa in due blocchi colorati, che seguono la vecchia separazione tra Germania est e ovest. In quasi tutti i distretti elettorali degli stati occidentali ha vinto la CDU, il principale partito di centrodestra (di colore nero sulle mappe), mentre in quelli orientali ha vinto l’estrema destra di Alternative für Deutschland (AfD, in azzurro).

È una tendenza non sorprendente, dato che AfD è sempre stato particolarmente forte negli stati orientali. La novità piuttosto è che stavolta il partito è andato meglio del solito anche negli stati dell’ovest: la crescita dei consensi in tutto il paese ha permesso all’estrema destra tedesca di ottenere il miglior risultato dal Secondo dopoguerra.

Alle elezioni AfD è arrivato primo in tutti e cinque gli stati della Germania est (ma non in quello della capitale Berlino). Il suo successo in questa parte del paese è dovuto a ragioni storiche e sociali che risalgono alla vecchia divisione tra Germania Est (l’ex Repubblica Democratica Tedesca, o DDR) e Ovest, ma anche all’impegno con cui AfD ha presidiato zone che si sentono trascurate dai partiti più istituzionali.

Gli stati dell’ex DDR sono tuttora più arretrati economicamente di quelli occidentali: per esempio una ricerca pubblicata nel 2020 ha calcolato che lo stipendio medio a est è il 90 per cento di quello a ovest. Diversi abitanti degli stati orientali non hanno visto migliorare le loro condizioni di vita in fretta come si aspettavano, e questo nel tempo ha alimentato un certo risentimento verso i governi centrali, che pur hanno investito moltissimo per ridurre il divario tra est e ovest.

Fin dalla sua fondazione nel 2013, inoltre, AfD ha falsamente collegato all’accoglienza di persone migranti ogni problema della Germania, da quelli di sicurezza a più recentemente le difficoltà economiche del paese. Questa retorica almeno all’inizio aveva attecchito meglio negli stati orientali, dove le difficoltà economiche erano più evidenti. L’ultima campagna elettorale tra l’altro si è concentrata proprio sull’immigrazione, dopo una serie di attacchi compiuti negli ultimi mesi in diverse città da persone con origini straniere.

Al senso di esclusione di una parte dell’elettorato degli stati orientali contribuiscono anche fattori demografici. Dopo l’unificazione, la Germania orientale ha continuato a svuotarsi: dal 1990 in poi 3,9 milioni di persone si sono trasferiti negli stati occidentali, attratti da migliori opportunità di lavoro. Anche per effetto della migrazione interna, a est la società è più omogenea di quella dell’ovest del paese: in proporzione è più anziana e con più maschi, e soprattutto nella seconda categoria demografica AfD va da sempre particolarmente bene.

Il successo di AfD negli stati dell’est era quindi atteso, mentre è notevole come alle ultime elezioni il partito sia riuscito a raddoppiare i consensi in praticamente tutti gli stati della Germania ovest. Per la prima volta è arrivato primo nel voto di lista in due collegi occidentali: Gelsenkirchen in Renania Settentrionale-Vestfalia, e Kaiserslautern in Renania-Palatinato. In tre stati occidentali è arrivato secondo, dietro la CDU: Renania-Palatinato, Baden-Württemberg e persino in Baviera, dove la CSU (il ramo bavarese della CDU) governa dal 1957 e anche quest’anno ha vinto in tutti i 47 collegi.

Se il successo di AfD nella Germania orientale è dovuto a ragioni culturali radicate, quello a ovest si spiega in parte con cambiamenti politici e demografici più recenti. In primo luogo, il partito ha stabilizzato la propria base: la maggior parte delle persone che l’hanno votata ha dichiarato di farlo perché convinta dal programma e non più, come in passato, per il cosiddetto voto di protesta (cioè perché deluso dagli altri partiti).

È anche diventato il partito più votato dalle persone disoccupate e dalla classe lavoratrice composta da operai, manovali, braccianti, rimpiazzando i Socialdemocratici dell’SPD, che storicamente erano molto popolari tra queste categorie.

Secondo le prime analisi AfD è stato il partito più votato tra i giovani maschi, ma ha anche raddoppiato i suoi consensi nell’elettorato femminile, come mostra il grafico qui sotto.

Infine è stato favorito dall’alta affluenza: l’82,5 per cento, la più alta dal 1990, cioè dalla riunificazione del paese. È stato il partito che è riuscito a mobilitare più elettori – due milioni in tutto – tra quelli che nel 2021 si erano astenuti. Ha anche sottratto voti alla CDU, ai Liberali e ai Socialdemocratici, che invece hanno avuto il peggior risultato di sempre. Anche la CDU, pur arrivando prima, ha ottenuto il proprio secondo peggior risultato in termini percentuali (il peggiore era stato nel 2021).

«AfD è diventato un progetto pangermanico, anche se il suo successo elettorale è ancora di molto superiore nell’est che nell’ovest», ha scritto il settimanale tedesco Die Zeit. «Siamo estremamente preoccupati per ciò che sta succedendo» nella Germania orientale, ha detto anche Friedrich Merz, il capo della CDU che con tutta probabilità sarà il prossimo cancelliere tedesco.

– Leggi anche: Perché l’estrema destra è così forte nella Germania orientale

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